«Quando ho letto la sceneggiatura ho riso e pianto allo stesso tempo. Erano anni che speravo di imbattermi in un progetto come questo». A parlare è Ke Huy Quan, uno dei protagonisti di Everything Everywhere All at Once, il film campione di incassi USA che ieri ha fatto il suo esordio anche nelle sale italiane grazie a I Wonder Pictures.
Ospite in Italia per la promozione del film, Ke Huy Quan ci ha raccontato l’emozione di far parte di un progetto tanto folle quanto innovativo, che lo ha catapultato di nuovo sul grande schermo a 38 anni di distanza dal suo emozionante esordio al fianco di Harrison Ford in Indiana Jones e il tempio maledetto e a 37 da I Goonies, dove recitò nei panni dell’ingegnoso Data.
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Che emozione è stata far parte di un progetto così unico?
«È molto raro trovare ad Hollywood idee di questo genere. Ero abituato a leggere sceneggiature, ma mai così, con questi personaggi di origine asiatica. Mi ha colpito tantissimo e mi ha fatto commuovere. Desideravo da molto tempo vedere una storia simile sullo schermo, a prescindere dal fatto che ci fossi io o meno. La mia preghiera è stata accolta, ho avuto un grandissimo onore. Sebbene siano passati oramai circa due anni da quando abbiamo finito le riprese, mi devo dare ancora un pizzicotto per essere sicuro che sia vero!».
Nel film interpreti diverse versioni dello stesso personaggio, Waymond. Ce n’è una che hai preferito particolarmente?
«Sono tutte e tre fantastiche. Ciascuna significa qualcosa di diverso e occupa un posto nel mio cuore. La versione CEO mi ha divertito tantissimo, ma anche quella amorevole e gentile come marito di Evelyn, per non parlare dell’ “alpha Waymond”, da piccolo ho sempre sognato di esserlo».
Come hai lavorato a tutte quelle sequenze d’azione?
«Mi sono allenato con un team di esperti per oltre 4 settimane. Avevo già una preparazione nelle arti marziali, ma lo stile che vedete nel film è particolarissimo, non lo conoscevo e ho dovuto apprendere molte cose. È stato bello, perché sono un grande amante delle scene d’azione».
Com’è stato condividere il set con due grandi star come Michelle Yeoh e Jamie Lee Curtis?
«È stato fantastico. Per quanto leggendarie siano come attrici, in realtà sono persone estremamente gentili, generose e divertenti. Ogni giorno era un piacere andare sul set. Ho imparato tanto da loro. All’inizio ero nervoso, non recitavo da tanto tempo, ma loro mi hanno aiutato e supportato in modo incredibile».
Da icona del cinema young degli anni ’80, pensi che ci sia stato un forte cambiamento nelle storie che vediamo oggi?
«Rispetto agli anni ’80, una cosa che non è cambiata è la difficoltà di raccontare una bella storia con personaggi interessanti. Credo che oggi sia molto più difficile fare film, perché è tutto più costoso. Al contempo, però, gli attori hanno molte più opportunità grazie anche allo streaming e a tutte le nuove piattaforme. Inoltre, si è diventati molto più inclusivi. Oggi vengono rappresentate tante culture diverse, come ad esempio quella asiatica. Un aspetto sicuramente meno diffuso in passato».
Che impatto ha avuto nella tua vita esser stato una baby star?
«Un impatto fortissimo. La prima esperienza di cinema è stata con persone del calibro di Steven Spielberg, George Lucas e Harrison Ford. Vedere il loro lavoro ha fatto nascere dentro di me il desiderio di fare l’attore. E poi avere questa seconda opportunità di tornare davanti la macchina da presa è stato eccezionale. Amo la recitazione oggi esattamente come la amavo quando ho fatto il primo film. Credo che non avrei mai potuto interpretare Waimond se non avessi fatto l’esperienza di vita che ho fatto».