BREAKFAST CLUB

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Trent’anni sono una buona misura del tempo, permettono di rileggere meglio il passato. Vale per la vita e vale per il cinema, che della vita è spesso acuto testimone.

Uno dei temi eterni che attraversano la nostra esistenza è il rapporto tra adulti e adolescenti. Diversi film hanno affrontato questo contrasto, come Gioventù bruciata di Nicholas Ray o American Graffiti di George Lucas. Poi, negli anni Ottanta, il tema è stato ripreso da una serie di pellicole che toccavano da vicino proprio l’ambiente degli adolescenti. L’autore più attivo in questo campo è stato John Hughes, otto regie e tante sceneggiature – vedi Mamma, ho perso l’aereo– che nel 1985 con Breakfast Club riuscì a girare la più sincera interpretazione di cosa volesse dire essere ragazzi in quegli anni. Una sceneggiatura scritta in due soli giorni, per un film che originariamente doveva durare due ore e mezza invece dei 97 minuti finali: cinque ragazzi sono costretti a passare un sabato in punizione nella biblioteca della loro scuola a scrivere il tema: «Chi sono io?». Ognuno rappresenta un carattere definito, come viene detto nel film: John Bender, interpretato da Judd Nelson, è il criminale, destinato alla strada, Andrew Clark (Emilio Estevez) è l’atleta, sportivo e forte, Claire Standish (Molly Ringwald) la Principessa, ragazza di buona famiglia, Brian Johnson (Anthony Michael Hall) il cervello, lo studente che deve eccellere in tutto e Allison Reynolds (Ally Sheedy) invece la ragazza chiusa e scontrosa.

L’origine del loro disagio è sempre la stessa: il rapporto con i familiari, che siano quelli violenti, ignoranti e assenti di John e Allison o quelli che pretendono la perfezione nel gioco e nella scuola degli altri tre. La giornata si sviluppa tra scontri e momenti di avvicinamento, ma alla fine sarà fondamentale per la crescita di tutti. Oltre al testo di Hughes, ricco di dialoghi efficaci, il film deve molto alla performance dei protagonisti (a cui vanno aggiunti Paul Gleason nel ruolo del preside e John Kapelos in quelli del bidello): insieme ad altri giovani presenti nei film per teen dell’epoca furono soprannominati Brat Pack, cioè banda di ragazzacci, in risposta al Rat Pack (banda di topi) di Frank Sinatra e Dean Martin degli anni Cinquanta. All’epoca delle riprese la Ringwald e Hall avevano appena 17 anni, Estevez e Sheedy 23 e Judd Nelson 26. Il ruolo più delicato era quello di John. All’inizio Hughes voleva affidarlo ad Estevez, ma gli assegnò quello di Andrew, per il quale non aveva trovato nessuno. Così si pensò a Nicolas Cage (che costava troppo) e a John Cusack. Nelson rischiò di venire licenziato perché trattava male la Ringwald anche fuori dal set. Grazie all’intervento di Gleason tutto rimase com’era, ma questo costò al film la possibilità di avere dei seguiti (previsti ogni dieci anni) perché Hughes non volle più lavorare con lui. Per il ruolo di Claire invece girarono i nomi di Jodie Foster, Brooke Shields, Robin Wright e Laura Dern, mentre il preside doveva essere Rick Moranis.

La musica ha un ruolo importante, a partire da Don’t You (Forget About Me) dei Simple Minds, che apre e chiude il film e che diventò una hit. Ma ci sono anche delle citazioni: una è la scritta nei titoli di testa, tratta dalla canzone Changes (1971) di David Bowie: «E questi ragazzi/sui cui sputate sopra/ quando cercano di cambiare le loro esistenze/sono immuni ai vostri metodi./Loro sono consapevoli/del mondo che stanno attraversando». Più tardi John fingerà di suonare Sunshine of Your Love dei Cream mentre tutto il gruppo fischierà la Colonel Bogey March, resa famosa da Il ponte sul fiume Kwai di David Lean, a sottolineare il loro status di prigionia. Hughes lasciò improvvisare i ragazzi, soprattutto nella scena in cui ognuno rivela il motivo della sua punizione e Nelson ne approfittò, alzando il pugno nell’ultima inquadratura, che divenne un simbolo di quei tempi. Tre camei intorno al personaggio di Anthony Michael Hall: all’inizo a portarlo a scuola sono la vera madre, Mercedes, e sua sorella Mary, mentre Hughes è il padre che lo va a riprendere. Breakfast Club, come Brian definisce alla fine il gruppo, è il titolo di un programma radiofonico americano che durò dal 1933 al 1968, ma il nome dovrebbe essere stato ispirato a Hughes da una sala della New Trier High School dove aveva studiato il figlio.