Una vita dedicata al teatro e al cinema, guardando sempre all’incontro artistico e alla scoperta: è quella del regista Mario Martone, che si è raccontato al direttore di Ciak Piera Detassis nel primo incontro di Maestri alla Reggia, organizzato dall’Università della Campania Luigi Vanvitelli e Cineventi in collaborazione con Ciak (il prossimo incontro sarà il 7 novembre con Paolo Virzì e Francesco Piccolo). La cornice, come sempre, è stata la splendida Cappella Palatina nella Reggia di Caserta. Martone ha ripercorso la sua carriera insieme a due ospiti d’eccezione, Toni Servillo, che da sempre collabora con lui in teatro e al cinema, e Marianna Fontana, protagonista del suo ultimo film Capri-Revolution presentato alla scorsa Mostra del Cinema di Venezia.
«Ho iniziato nel ’77 da Napoli, ma anche cercando la mia strada più personale. Mi sono avvicinato a Bob Wilson, al teatro d’avanguardia americano e italiano», ha detto Marton. «Ho scelto poi di muovermi in un territorio lontanissimo dalla tradizione napoletana». Al cinema, Martone ha esordito col folgorante Morte di un matematico napoletano, vincitore del David di Donatello e del Leone d’Argento alla Mostra del Cinema di Venezia del 1992, nel quale debuttava sul grande schermo anche Toni Servillo. Sono poi arrivati di David per L’amore molesto (1995) e Noi credevamo (2011).
«Non sono un attore, e non mi sento in grado di dire a un attore come recitare una battuta. Mi considero a metà tra un mago e un contadino. Piuttosto cerco insieme il rapporto di scoperta, di scambio, di incontro che si può manifestare».
Parlando di Marianna Fontana e del suo talento, Martone ha anche riflettuto sulle nuove generazioni: «I migliori e i peggiori ci sono in ogni categoria di età. Se guardassimo davvero gli altri per quello che sono, e non per il colore o il gruppo di appartenenza, ci accorgeremmo che tra i giovani ci sono forse le migliori persone del nostro Paese».
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