Formula 1 Drive to Survive, arriva la terza stagione su Netflix

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Formula 1 Drive to Survive, la docu-serie ambientata nel circus del campionato mondiale automobilistico più prestigioso del mondo, arriverà su Netflix per la sua terza stagione a partire dal 19 marzo.

Formula 1 Drive to Survive vede ancora nei panni di produttori esecutivi James Gay Rees (Amy, Senna) e Paul Martin (Diego Maradona) per Box to Box Films. Una notazione doverosa, perché come denota il curriculum entrambi hanno una grande esperienza nel mondo del documentario, avendo lavorato ai film del premio Oscar Asif Kapadia.

Il punto di forza della serie è senza dubbio il suo taglio narrativo estremamente umano, che va a scavare nelle vite dei protagonisti. I piloti prima di tutto, ma anche i direttori sportivi, i progettisti, e quando possibile anche delle loro famiglie, che vivono lo stress, l’adrenalina e la paura quanto i temerari che sfrecciano a 350 km l’ora chiusi nell’abitacolo delle monoposto.

Formula 1 Drive to Survive 2020 è un vero e proprio documento storico

Racconta la stagione funestata dalla pandemia mondiale, con tutto ciò che ha significato per la gigantesca macchina organizzativa del campionato. A questo si aggiungono molte storie personali, come quella del ferrarista Sebastian Vettel, già consapevole di essere alla sua ultima stagione sulla Rossa. Ma anche quella di Carlos Sainz, che proprio di Vettel sarà il sostituto nel 2021, o di Ricciardo, che ha onorato i colori della Renault nonostante un contratto già firmato con la McLaren.

Ma queste sono solo tre delle grandi storie di sport di Formula 1 Drive to Survive di quest’anno, a cui si aggiunge naturalmente il settimo trionfo iridato di Lewis Hamilton, che eguaglia così il record di Michael Schumacher. E chissà se a un certo punto ci sarà anche un piccolo spazio dedicato al figlio d’arte Mick, predestinato e vincitore del campionato di GP2, nel 2021 al volante della Haas per il suo esordio nella massima serie. E la scuderia americana, va ricordato, è una squadra satellite della Ferrari…

Ma questa è un’altra storia