Golden Globes 2023, un altro grande momento per Steven Spielberg

Il regista di The Fabelmans ricorda i suoi inizi e l'esitazione ad affrontare il film

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Steven Spielberg Golden Globes

Tra gli indubbi protagonisti della serata di premiazione dei Golden Globes 2023, insieme a Gli spiriti dell’isola di Martin McDonagh e le tante star salite sul palco, c’è stato sicuramente lui, il tre volte Premio Oscar Steven Spielberg, vincitore nelle due categorie della miglior regia e del miglior film drammatico, ovviamente il suo meraviglioso e personalissimo The Fabelmans. Un altro grande momento nella sua carriera, che è stata ricordata anche da un altro dei premiati, una sua – e nostra – vecchia conoscenza.

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Alle 4 e mezza del mattino, dalle nostre parti, il settantaseienne Maestro che ci ha regalato perle come Incontri ravvicinati del terzo tipo, I predatori dell’arca perduta, E.T. l’extra-terrestre, Il colore viola, Schindler’s List – La lista di Schindler, Jurassic Park, Salvate il soldato Ryan, The Terminal o Lincoln (e che qualcuno ha la presunzione di discutere proprio per il film quasi autobiografico premiato con il Golden Globe), è salito sul palco…

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E dopo aver citato le sue tre sorelle, il padre e la madre scomparsa – “le cinque persone più felici di me” – ha raccontato di aver avuto la storia in testa sin dai suoi 70 anni, di averla raccontata un pezzo per volta durante tutta la sua carriera, in molti dei film citati prima, ma che “mia moglie Kate [Capshaw] diceva sempre: ‘Devi raccontarla’ e durante il COVID non sapevo se qualcuno di noi avrebbe avuto la possibilità di raccontare di nuovo le nostre storie”.

“Non ho mai avuto il coraggio di affrontare questa storia a testa alta fino a quando Tony Kushner, lavorando a Munich, molto tempo fa, mi ha fatto sedere e mi ha detto: ‘Inizia a raccontarmi tutte queste storie che ho sentito sulla tua vita’ e abbiamo iniziato a parlarne. Una conversazione durata tutto Munich, tutto Lincoln, tutto West Side Story. Mentre mia moglie Kate diceva sempre: ‘Devi raccontare questa storia’”.

“Tutto ciò che ho fatto fino a questo punto mi ha reso pronto ad essere finalmente onesto sul fatto che non è facile essere un bambino, sul fatto che tutti mi vedono come una storia di successo… Ma nessuno sa davvero chi siamo finché non sei abbastanza coraggioso da dire a tutti chi sei. Ho passato molto tempo a cercare di capire quando avrei potuto raccontare quella storia, e l’ho capito quando ho compiuto 74 anni. Ho detto: “Faresti meglio a farlo ora”. E sono davvero, davvero felice di averlo fatto”.

Ringraziato anche da Ke Huy Quan – vincitore per the Everything Everywhere All at Once ed esordiente nel 1984 nei panni dello Shorty al fianco di Indiana Jones ne ‘Il tempio maledetto‘ – per avergli dato la sua prima occasione, Spielberg è salito sul palco una seconda volta, prima di salutare.

“Sono stato l’assistente personale di John Cassavetes in uno dei suoi film, – ha ricordato il regista. – Gli ho portato il caffè. Ho dato loro tutto quello che volevano. Ho corso su tutto quel set… Ed è per questo che tratto i miei assistenti gentilmente, perché so come ci si sente”. Per concludere: “Non voglio essere la causa del ritardo di questo show, e arrivare sullo spazio delle news delle 22.30 a New York…”.