Griselda, quando il boss del cartello è donna

Su Netflix dal 25 gennaio Griselda, ispirato alla vera storia della creatrice colombiana di un cartello della droga nella Miami degli ’70 e ’80, scritta dai creatori di Narcos

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Come Pablo Escobar, Griselda ha basato la sua vita sul traffico di droga in Colombia, con la differenza che per arrivare al vertice dell’organizzazione ha dovuto «faticare dieci volte di più». Ne sono convinti Eric Newman e Andrés Baiz, gli autori (il secondo anche regista) della serie in arrivo su Netflix il 25 gennaio, interpretata da Sofia Vergara e ispirata alla vita della scaltra e ambiziosa imprenditrice colombiana Griselda Blanco, una madre affettuosa che ha creato uno dei cartelli della droga più redditizi della storia.

Nella Miami degli anni ‘70- ’80, con un mix letale di insospettabile ferocia e fascino, la don- na è riuscita a tenere in pugno business e famiglia, guadagnandosi il soprannome di Madrina. «Non è la versione femminile di Narcos – chiarisce Newman, già autore di Narcos e Narcos: Mexico. Siamo stati attratti dall’idea di raccontare una storia diversa, l’equivoco prevalente è che Griselda fosse un mostro, un’idea che deriva da una società dominata dagli uomini e dalla loro incapacità di accettare che fosse in realtà molto intelligente, coraggiosa e amata dalle persone che lavoravano per lei. Ho fatto Narcos per sei stagioni, ma per me è stato più facile umanizzare Griselda rispetto a Pablo Escobar». «Non so se sia stato più difficile – aggiunge Baiz, anche lui già creatore di Narcos – ma sicuramente è stato più interessante che lavorare con antieroi maschili. Come regista mi ha permesso di affrontare la serie in un modo molto diverso da quello che avrei fatto se si fosse trattato di un uomo». Passata da un ruolo comico come quello di Gloria Delgado-Pritchett in Modern Family, a uno estremamente drammatico, Sofia Vergara «ha voluto interpretare questo ruolo – aggiunge il regista – anche per dimostrare che può essere un’attrice molto diversa da come il pubblico l’ha sempre vista, ha usato molti dei suoi ricordi e della sua storia personale per attingere a emozioni che probabilmente erano molto difficili da raggiungere».

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A cercare di fermare Griselda e il suo traffico di droga c’è una poliziotta, June Hawkins (Juliana Aidén Martinez), la sua vera antagonista, una madre proprio come lei. «Sono due personaggi contrapposti – aggiunge Newman -. Griselda nel mondo del crimine e Hawkins in quello della polizia hanno comunque dovuto lavorare dieci volte più duramente per guadagnarsi il rispetto, entrambe vivono in ambienti sessisti, ma alla fine pur essendo agli antipodi, possono connettersi grazie al fatto che sono entrambe madri». Spietata negli affari, amorevole con i figli: eppure Griselda, pur sognando per loro una vita da sogno, ha finito per relegarli in una esistenza d’inferno. «C’è sempre un motivo – spiega Baez – per cui un cattivo fa quello che fa. Nel caso di Griselda c’è stata una quantità enorme di traumi e abusi: è stata abbandonata dalla madre, costretta a prostituirsi, sistematicamente ignorata e sottovalutata». La madrina venne assassinata in Colombia all’età di 69 anni. «Se oggi fosse stata viva – conclude Newman –, le sarebbe piaciuta la nostra serie. Si sarebbe sentita come se noi avessimo cercato di capirla e di restituirle un po’ di umanità».