Fra esattamente nove mesi assisteremo al ritorno sul grande schermo del distopico mondo di Hunger Games, pronto a conquistare nuove generazioni di fan con il primo (probabilmente uno dei tanti) prequel in programma, dal titolo La ballata dell’usignolo e il serpente. In attesa di scoprire l’efficacia del risultato, è bene ricordare che sono passati 10 anni dalla prima incursione cinematografica a Panem, la nazione post apocalittica nata dalla penna di Suzanne Collins che ci ha fatto conoscere una delle eroine più amate dell’ultimo decennio, la Katniss Everdeen di Jennifer Lawrence. Insieme a lei, una sfilza di personaggi, più o meno centrali alla storia, che sono entrati nei cuori dei fan, da Peeta a Gale, Haymitch e Effie, fino ai tanti volontari dei Distretti, tra cui non possiamo non ricordare il Finnick Odair di Sam Claflin.
L’attore inglese, che dal 3 marzo potremo ammirare nei panni di un cantante rock anni Settanta nella serie di Prime Video Daisy Jones & the Six (qui il trailer), ha ripercorso l’esperienza avuta con Hunger Games, il film che più ha dato slancio alla sua carriera portandolo a successi come Peaky Blinders, Enola Holmes e Io prima di te.
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Ricordando le «riprese da sogno» alle Hawaii come se «fosse ieri», Claflin ha ammesso di essere ancora molto legato al personaggio, ma che all’inizio non fu semplice. All’epoca del casting, infatti, ricevette reazioni poco felici da parte dei fan che non lo ritenevano adatto alla parte. Un motivo che lo spinse a dimostrare il contrario. Cosa che riuscì a fare, consolidando il ruolo di Finnick come beniamino dei fan: «Per fortuna non ero Katniss Everdeen, Peeta Mellark o Gale – ha ricordato Claflin. – Io avevo un ruolo di supporto, importante, sì, con molta meno pressione e occhi puntati».
Anche adesso, Claflin sembra sottovalutare la popolarità di Finnick. «Quando lessi i libri, ero ossessionato da Katniss. Anche il viaggio di Peeta, che subisce il lavaggio del cervello e poi deve superarlo. È stato tutto così elettrico», racconta. “Tutti dicono sempre: “Finnick è il mio personaggio preferito”. Non fraintendetemi: anch’io l’ho amato alla follia!».
Ripensando alla sua interpretazione, ha ammesso che, con l’esperienza di oggi, una o due cose le cambierebbe: «All’epoca mi stavo cag*ndo addosso. La mia prima scena in a torso nudo! Inoltre, non avevo un coach per l’accento e… ne avevo maledettamente bisogno. Se mi guardo indietro, penso: “Dio, è terribile”».
Negli ultimi dieci anni, con una ventina di film alle spalle, l’attore britannico ha ammesso di sentirsi notevolmente cresciuto come attore e come persona. «Mi sento un po’ più sicuro e a mio agio con me stesso. Soprattutto con una parte come quella di Finnick, che emana carisma». E conclude, ricordando la brutta, seppur eroica, fine del suo personaggio: «Penso che Finnick meritasse di più, ma che abbia fatto la cosa giusta. È un bravo ragazzo che si è sacrificato per la causa».