Il cielo brucia, la recensione del film Orso d’argento a Berlino

Al cinema dal 30 novembre con Wanted

0
Thomas Schubert e Paula Beer

Dopo Undine – Un amore per sempre (2020), che era valso alla protagonista Paula Beer il premio per la miglior interpretazione femminile al Festival di Berlino, il regista tedesco Christian Petzold con Il cielo brucia, al cinema dal 30 novembre con Wanted, si è aggiudicato anche l’Orso d’Argento, Gran Premio della Giuria, alla 73esima edizione dello stesso Festival. Il film, che vede ancora una volta protagonista Beer insieme a Thomas Schubert e Langston Uibel, è una sorta di sogno reale sulla paura, il desiderio, l’amore e la gelosia, che mette al centro delle relazioni il fuoco come elemento, simbolico e naturale, della storia.

LEGGI ANCHE: Il cielo brucia, il regista Christian Petzold: «i film sono come sogni notturni»

IL FATTO

Due giovani amici berlinesi, Leon (Thomas Schubert), scrittore in crisi che sta faticosamente terminando il suo secondo romanzo, e Felix (Langston Uibel) aspirante studente dell’accademia delle belle arti, si trasferiscono nella casa delle vacanze di quest’ultimo per lavorare e trascorrere la torrida estate isolati in un bosco sulle coste del Mar Baltico. Al loro arrivo, i due ragazzi però scoprono che la villa è già abitata da altri due ospiti inaspettati, Nadja (Paula Beer), una bella e disinibita ragazza che vende gelati e studia letteratura, e Devid (Enno Trebs), atletico bagnino. Tra i quattro abitanti della casa si instaurano rapporti mutevoli, che mettono in crisi soprattutto Leon, mentre gli incendi boschivi minacciano la regione e l’incolumità dei residenti.

L’OPINIONE

Sei consapevole di qualcosa? Vedi quello che succede intorno a te?”, dice Nadja a Leon. Christian Petzold si rivela ancora una volta un vero maestro nel rappresentare e cogliere le emozioni, i disagi, le passioni e le frustrazioni sui volti dei suoi personaggi. Con una narrazione sospesa tra sogno e realtà, il regista tedesco racconta ancora una volta una storia che mette a nudo le fragilità e la difficoltà dell’individuo nel suo relazionarsi con l’altro.

Le ottime performance di Thomas Schubert e Paula Beer compongono un racconto coinvolgente ed espressivo. Man mano che esso procede lo spettatore è portato a voler scoprire sempre du più sulle ragioni dei loro comportamenti e delle loro reazioni, a volte insolite ma mai sottoposte a giudizio.

Nella prima parte della storia de Il cielo brucia tutto sembra avvolto da un’immobilità frustrante, una sorta di attesa sospesa di una inevitabile crisi, presagita da un cielo che si tinge di rosso e sembra sempre più incombente e vicino. Fino a quando tutto accade contemporaneamente, la cenere comincia ad avvolgere le loro vite e tutto esplode nello stesso momento insieme al fuoco che si scatena e divampa sulle loro vite.

Il linguaggio metaforico di Petzold è chiaro. Il fuoco, simbolo di passione ma anche di distruzione e rigenerazione, è l’elemento che incombe su un racconto in cui la fiaba entra confondendo sogno e realtà. Il bosco che circonda la villa è il mistero dell’interiorità di ogni personaggio, il mare, con i sui riflessi notturni, è il desiderio, la speranza che cerca di guardare oltre i limiti personali anche nel buio.

Al centro di tutto c’è il personaggio di Leon, scrittore in crisi così concentrato su se stesso da non accorgersi di nient’altro intorno a lui. Dalla sua piccola prospettiva ristretta Leon vive la relazione con gli altri come una minaccia continua ai suoi spazi, alla sua carriera e persino ai suoi sentimenti, mentre la naturale apertura degli altri tre coabitanti non fa altro che indisporlo e recargli disagio. Nonostante le loro difficoltà, nonostante il dramma che si abbatte alla fine su di loro, Leon si accorge che i suoi amici sono capaci di conquistare piccoli spazi di gioia a lui negati e che percepisce come un furto i suoi danni.

Il singolo “In My Mind” dei Wallners scelto da Petzold per accompagnare Il cielo brucia restituisce perfettamente nella melodia e nelle parole il senso del film.

SE VI È PIACIUTO GUARDATE ANCHE…

Undine – Un amore per sempre (2020), film precedente di Christian Petzold che, in un racconto sospeso tra fiaba e realtà, narra la solitudine e la complessità dei rapporti interpersonali.

RASSEGNA PANORAMICA
voto
il-cielo-brucia-la-recensione-del-film-orso-dargento-a-berlinoDopo Undine – Un amore per sempre (2020), che era valso alla protagonista Paula Beer il premio per la miglior interpretazione femminile al Festival di Berlino, il regista tedesco Christian Petzold con Il cielo brucia, al cinema dal 30 novembre con Wanted, si è...