Olivia Colman, intervista a la protagonista di Empire of Light

L’attrice premio Oscar per La favorita è stata l’unica scelta di Sam Mendes per interpretare un personaggio a cui teneva particolarmente.

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Olivia Colman

LONDRA – 49 anni compiuti il 30 gennaio, Sarah Caroline Sinclair, nel mondo nota come Olivia Colman può essere senza dubbio considerata una delle più grandi attrici viventi. Un premio Oscar per la sua Regina Anna ne La favorita di Yorgos Lanthimos, e due candidature successive, per The Father come non protagonista e ancora come protagonista per La figlia oscura, opera prima di Maggie Gyllenhaal.

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Nel mezzo, il regno di Elisabetta II in due stagioni della serie Netflix The Crown. E per chi non conosce il lavoro televisivo di Olivia Colman, consigliamo vivamente di recuperare Broadchurch, The Night Manager e il recente Landscapers, in coppia con un fenomenale David Thewlis.

Di Empire of Light è la protagonista, in un ruolo pensato per lei da Sam Mendes e di cui ci ha parlato lei stessa, in una piacevole conversazione durante il BFI London Film Festival.

Olivia Colman, il suo personaggio, Hilary, è affetta da schizofrenia. Come ha lavorato per costruire un ruolo così difficile e delicato?

Il personaggio di Hilary è ispirato alla madre di Sam Mendes, a cui era stata appunto diagnosticata una grave forma schizofrenia, e credo sia importante che il pubblico sappia che la scrittura di questo film è basata su una conoscenza diretta dei fatti. Per me naturalmente è stato importantissimo avere sempre l’esperienza di Sam come punto di riferimento. Mendes definisce sua madre eroica per essere riuscita a crescere un figlio in queste condizioni, e non un ragazzo qualunque, uno che sarebbe diventato Sam Mendes.

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E lui stesso ha avuto una forza interiore incredibile, perché negli anni ha visto questa donna straordinaria lottare contro la malattia. Per questo sono stato sempre al suo fianco per farmi raccontare i ricordi, emozioni. Gli episodi più scioccanti che ci sono nel film sono situazioni che lui stesso ha vissuto, di fatto è stato il giovane badante di sua madre. Avrebbe potuto vivere altrove, ma sapeva di voler stare con lei e prendersene cura.

Sam Mendes ha detto di avere scritto il ruolo appositamente per lei. Si è sentita intimidita in qualche modo?

Sono un orso con poco cervello, non pondero a lungo le cose. Così, quando Sam mi ha detto che stava pensando di raccontare questa storia ho pensato solo “Fantastico, sì, grazie, ci sto”, prima che mi rendessi conto di cosa stesse scrivendo. Poi ho letto la sceneggiatura e ho pensato: “Cazzo, c’è davvero molto da sbagliare qui“. Ma come ho detto, lui era presente in ogni momento, mi ha sempre portata per mano. E poi è più eccitante buttarsi in un’impresa difficile. Credo faccia parte del divertimento di questo lavoro.

Empire of Light è anche una bellissima lettera d’amore per il cinema e per la sala cinematografica. Si ricorda quale fu la sua prima volta?

Andai con mia nonna a vedere Bambi e fu così traumatico che fu costretta a portarmi via dopo la morte della madre. Ma è proprio la potenza di queste emozioni che rende il cinema così enorme. Mi piace leggere romanzi in cui ci si può immergere, ma in una sala basta alzare lo sguardo ed è tutto a colori, c’è tutto ciò che hai immaginato. Una delle domande ricorrenti che mi viene fatta è sul film preferito o sul ricordo cinematografico più intenso. Ed è difficile rispondere, ce ne sono così tanti. Ho visto Le onde del destino quando studiavo teatro ed è stato il momento in cui ho pensato: “Questi sono i film che voglio fare“.

Quindi è iniziato tutto con mia nonna e la mia famiglia, parlando di film con loro quando ero adolescente, poi ho capito che volevo diventare un’attrice. Tutti momenti fondamentali nella mia vita. E poi mi sono ritrovata a guardare con i miei figli ancora piccoli Toy Story 3 e quando gli eroi che avevano conosciuto nei film precedenti sembrano stare per morire tra le fiamme il più grande è balzato in piedi urlando “noooo”!

Oggi siamo abituati a guardare quello che vogliamo, quando vogliamo, in pigiama, con una tazza di tè e il tasto pausa. Ma non si dovrebbe poter sfuggire ad alcune storie. Si dovrebbero vivere, sperimentare. Essere al cinema, al buio, guardarle, condividerle e poterne parlare è bellissimo.

A proposito di storie, quali sono le preferite di Olivia Colman?

Quando ho quei momenti in cui sono in preda agli ormoni, ho sempre amato ascoltare le commedie radiofoniche di BBC 4, sdraiata nella vasca da bagno, sono la mia piccola dose di felicità e mi fanno davvero ridere. Se mi sento triste non mi nascondo nella tana del coniglio guardando film drammatici, naturalmente mi piacciono, anche particolarmente duri, ma non riesco a guardarli se mi sento particolarmente giù.