“SPLIT”: M. NIGHT SHYAMALAN RACCONTA IL SUO NUOVO THRILLER IN ANTEPRIMA SU CIAK

0

Il 26 gennaio arriva al cinema Split, il nuovo film di M. Night Shyamalan, il regista di Il sesto senso. L’abbiamo incontrato insieme a James McAvoy: ecco un’anticipazione di cosa ci hanno raccontato nel nuovo numero di Ciak in edicola, speciale Top 100 Film della prossima stagione

“Io penso per immagini cinematografiche come fossero dei trailer; o forse, invece che pensieri, sono sogni. Fatto sta che a un certo punto ho visto una porta chiusa, sentito qualcuno che bussava, l’ho aperta e c’ero io, fuori, che dicevo al mio io, dentro,“sono tornato”. E sciorinavo un sorriso a metà fra lo stregatto di Alice e il Jack Torrance/ Jack Nicholson di Shining”. Ecco come M. Night Shyamalan, 46 anni, presenta il suo nuovo film, Split, menti fratturate e personalità multiple, cioè DDI, Disturbo Dissociativo dell’Identità. È il nono da The Sixth Sense – Il sesto senso, il suo più clamoroso successo (6 nomination all’Oscar nel 2000), solo il secondo dopo After Earth, il suo più recente e devastante flop. “Ho ricominciato da capo come quando ero un giovane filmmaker con tante speranze e nessuna certezza”, dice. Decisivo il suo incontro con Jason Blum, re dei microfilm da 5 milioni di dollari, con cui nel 2015 ha fatto La visita, e che non solo ha incassato solo in Usa 65 milioni, cioè più di After Earth che ne era costati 130, ma gli ha portato le migliori critiche degli ultimi 10 anni. E ora tocca a Split (…) sicuramente il più provocatorio dei suoi film. Racconta la storia di Kevin, un tipo border line, che ha un problema molto più grande di quello che perfino la sua psichiatra abbia capito: lei ha contato 23 diverse personalità che gli affiorano a turno nella mente e nel corpo, ma non ha fatto i conti con la ventiquattresima, che è la più pericolosa, perché è quella dominante e senza freni morali. “Una jam session di diversi generi, fusion fra horror, soprannaturale, supereroi, dramma psicologico, thriller medico”, dice il regista. È anche il festival di James McAvoy con i suoi 24 diversi personaggi: “Qualcuno mi è riuscito in maniera naturale, qualche altro l’ho dovuto inseguire a lungo. Un po’ come tornare a scuola di recitazione, quando ti insegnavano che ogni particolare e ogni sfumatura connota un tipo. Uno, per esempio, Hedwig, un bambino di 9 anni, parla con la zeppola”.

Marco Giovannini

Il resto dell’intervista è su Ciak in edicola!

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here