Non ci sono eccessi di merletti, parrucche imbiancate, vestiti pomposi e sgargianti nella storia realizzata da Gianluca Jodice sugli ultimi giorni di Maria Antonietta in Le Déluge, al cinema dal 21 novembre. Re Luigi XVI e la sua consorte, interpretati da Guillaume Canet e Mélanie Laurent, sono colti con un realismo umano inusuale per il genere, che rende però la loro storia, sul tragico finire dei loro giorni, ancora più universale.
IL FATTO
Gli ultimi giorni dei Re di Francia, travolti dopo tre anni dalla Rivoluzione francese del 1789, è raccontata nella sua scarna, inquietante quotidianità. L’arrivo del mite Luigi XVI, di Maria Antonietta d’Austria, dei loro figli e di parte del seguito nel luogo di detenzione, ancora carichi di dignità regale, le umiliazioni progressive, il degrado delle condizioni in cui vivere, le speranze, i compromessi, i ricatti, e la “discesa nella normalità” continuano inesorabili fino alla condanna di Luigi, e alla presa d’atto che la loro vita è al termine.
L’OPINIONE
A quattro anni dal Il cattivo poeta, dedicato alla parte finale della vita di Gabriele D’Annunzio, Gianluca Jodice torna esplorare le pieghe dei passaggi della storia con attenzione agli aspetti quotidiani che fanno da sfondo ai grandi avvenimenti di cui si raccontano in genere solo i momenti chiave.
In questo caso, la riflessione di fondo è sull’inesorabilità della sorte che coglie gli uomini quando diventano simboli. E la discesa di Luigi, Maria Antonietta, dei figli e delle persone a loro più vicine, dalla regalità sfarzosa della corte parigina allo squallore progressivo del contrappasso, tra stanze spoglie, biancheria sporca e una cattività sempre più crudele, getta luce su aspetti di quelle “pieghe” in grado di far riflettere.
Di Luigi scopriamo pian piano l’umanità, l’indole mite, e con noi la scoprono alcuni dei carcerieri. Ma un simbolo è un simbolo ed è quel simbolo che viene condannato alla ghigliottina, per ironia della sorte, resa a lama inclinata anni prima proprio da Luigi XVI, che ricorda nel film di aver dato quel suggerimento a Messieur Guillotin.
“Noi che abbiamo preparato il terreno alla gentilezza – sono parole di Bertold Brecht che Jodice fa pronunciare a un rivoluzionario mentre passa la carrozza-prigione di Luigi – non abbiamo potuto essere gentili, ma quando verrà il giorno in cui l’uomo sarà d’aiuto all’uomo, penseranno a noi con indulgenza”.
Guillaume Canet, Mélanie Laurent e il resto del cast sono elementi chiave per la bella riuscita del film. Ma altrettanto importanti sono la fotografia di Daniele Ciprì, le scenografie di Tonino Zera, i costumi di Massimo Cantini Parrini, elementi assemblati da Jodice con equilibrio, precisione degli intenti, sicurezza, a conferma che il giovane regista, alla sua seconda prova, è più che mai una risorsa per il nostro cinema.
SE VI È PIACIUTO LE DÈLUGE GUARDATE ANCHE…
Il cattivo poeta (2020) di Jodice, appunto e Marie Antoniette realizzato nel 2006 da Sofia Coppola.