L’événement: nella Francia degli aborti clandestini

La regista francese Audrey Diwan fa rivivere l'angoscia solitaria di una studentessa degli anni Sessanta

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«Per anni, ho ruotato intorno a questo evento nella mia vita», racconta la scrittrice Annie Ernaux, dal cui romanzo autobiografico L’événement (2000, edito in Italia da L’orma, nel 2019, col titolo L’evento) è tratto il film omonimo in concorso al Lido, secondo dei tre titoli francesi che si contendono il Leone d’oro. L’evento di cui parla Ernaux è un’interruzione di gravidanza, decisa nel 1963, quando la donna era una studentessa universitaria di 23 anni, l’aborto ancora illegale in Francia e la parola stessa un tabù. L’autrice, pluripremiata per romanzi come Il posto, Gli anni (tra i molti riconoscimenti, il Premio Strega europeo 2016) e Una donna, compie dunque un viaggio nella propria memoria che tocca i nodi dei diritti (negati) femminili, del rapporto col mondo maschile e della drammatica realtà degli aborti clandestini. Ancora oggi, confessa Ernaux, «leggere la storia di un aborto in un romanzo mi immerge in uno shock senza immagini né pensieri, come se le parole si trasformassero istantaneamente in una sensazione violenta».

A portare questa vicenda sullo schermo c’è un’altra donna, Audrey Diwan, regista e sceneggiatrice francese di origini libanesi, al suo secondo lungometraggio dopo Mais vous êtes fous (2019), dramma familiare che tocca il tema della dipendenza dalla cocaina. Tra i film sceneggiati da Diwan anche diversi lungometraggi di Cédric Jimenez, come French Connection (2014), L’uomo dal cuore di ferro (2017) e il recente, controverso BAC Nord, sui poliziotti-giustizieri di Marsiglia, presentato a Cannes 2021 suscitando polemiche in patria.

L’événement, definito dal Direttore di Venezia 78 Alberto Barbera «un film durissimo, a volte anche sgradevole, ma che rivela una grande sapienza di messa in scena», è anche l’incontro tra due scrittrici, visto che la stessa Diwan è una romanziera (nonché giornalista ed editrice), forte del Prix René-Fallet 2008 per La fabrication d’un mensonge. Nel ruolo della protagonista, una delle promesse di questa Mostra, Anamaria Vartolomei, già vista in My Little Princess (2011) e L’échange des princesses (2017).

Anamaria Vartolomei

«Quando ho deciso di realizzare l’adattamento di L’événement di Annie Ernaux, ho cercato di trovare il modo per catturare la natura fisica dell’esperienza, tenendo conto della dimensione corporea del percorso» ha spiegato Audrey Diwan in conferenza stampa ai giornalisti presenti al Lido. «La mia speranza è che l’esperienza trascenda il contesto temporale dell’epoca e le barriere di genere. Il destino delle giovani che hanno dovuto ricorrere a questo tipo di operazioni è rischioso – conclude – e insopportabile. Tutto quello che ho fatto è stato cercare la semplicità dei gesti, l’essenza che potesse veicolarlo».

Audrey Diwan (Credits La Biennale di Venezia – Foto ASAC ph Jacopo Salvi)