IL FATTO: Roma, anni 70: tra quartieri in costruzione e varietà televisivi in bianco e nero, conquiste sociali e modelli di famiglia ormai superati, Clara (Penelope Cruz) e Felice (Vincenzo Amato) si sono appena trasferiti in un nuovo appartamento, ma il loro matrimonio è finito e a tenerli uniti sono soltanto i figli. La dodicenne Adriana (Luana Giuliani), la più grande, osserva con attenzione gli stati d’animo di Clara e le crescenti tensioni tra i genitori. Rifiuta inoltre il suo nome, la sua identità, cercando di convincere tutti di essere un maschio, Andrea, e questa sua ostinazione porta il già fragile equilibrio familiare a un punto di rottura.
LEGGI ANCHE: L’immensità, Penelope Cruz: «Interpretare una madre per me è sempre un onore»
L’OPINIONE: Emanuele Crialese torna a indagare la famiglia scegliendo questa volta di raccontare la sua storia personale, quella di una ragazzina che rifiuta il proprio corpo da femmina e che guarda impaziente alla trasformazione che verrà. A una migrazione. Gli anni Settanta del regista sono pop, colorati, e vanno al ritmo delle canzoni di Adriano Celentano, Raffaella Carrà, Patty Pravo, Don Backy, i suoi ricordi dialogano con quelli di chi a quell’epoca ascoltava la stessa musica, le medesime liti famigliari e le chiacchiere di amici e parenti che in vacanza giocavano a carte e perdevano di vista i bambini. Una maggiore compattezza avrebbe giovato a una narrazione che resta troppo episodica ed ellittica, ma la memoria funziona così, a intermittenza, e Crialese ne segue il flusso con dolcezza, commozione, e la voglia di condividere generosamente con il pubblico uno dei momenti più intimi e segreti della sua vita. In concorso alla Mostra del Cinema di Venezia.
LEGGI ANCHE: L’immensità, il trailer del film di Emanuele Crialese con Penelope Cruz
SE VI E PIACIUTO GUARDATE ANCHE… Respiro, il film di Crialese del 2002 che, affidato a Valeria Golino, anticipa con il personaggio di Grazia la ricerca di spazi di libertà e la ribellione all’ordine maschile costituito.