M. Il figlio del secolo, il regista Joe Wright rivela: «Le reazioni? La mia paura è il silenzio»

Il regista inglese della serie tratta dal primo romanzo della saga scritta da Antonio Scurati confessa le sue aspettative rispetto all’accoglienza da parte del pubblico e dei politici

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Joe Wright M- Il figlio del secolo
Joe Wright

Sta per arrivare in esclusiva su Sky e NOW il 10 gennaio M. Il figlio del secolo, la serie Tv tratta dal primo dei romanzi di successo sulla figura di Benito Mussolini scritti da Antonio Scurati. Diretta da Joe Wright (Espiazione, 2008; L’ora più buia, 2017), la serie che vede protagonista Luca Marinelli narra l’ascesa al potere di Mussolini nei primi anni dalla fondazione dei Fasci italiani di combattimento del 1919 al discorso in Parlamento del 3 gennaio 1925.

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Presentata in anteprima alla 81ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, la serie M. Il figlio del secolo in 8 puntate è stata adattata da Stefano Bises e Davide Serino con la collaborazione dello stesso Antonio Scurati. Dopo una calorosa accoglienza da parte della critica e aver presentato la serie anche agli studenti, alla vigilia della sua messa in onda il regista inglese Joe Wright confessa i suoi timori rispetto all’accoglienza della serie in un momento storico tanto delicato.

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Vedremo quale sarà la reazione dei politici e se ci sarà una reazione, perché la mia paura è il silenzio. Il silenzio che può scaturire dal fatto che sia il romanzo di Antonio Scurati sia la sceneggiatura di Stefano Bises e Davide Serino ingaggiano una conversazione estremamente sfaccettata, ricca di spunti di riflessione. Ma sappiamo che la destra odia riflettere, avere delle risposte complesse, preferisce invece delle risposte molto semplici, soluzioni pronte all’uso che a tanta gente ovviamente vanno bene”, ha detto Wright.

Wright ha sottolineato che la sfida principale è stata trovare il giusto tono narrativo, evitando di ritrarre Mussolini come un semplice pagliaccio e mantenendo un equilibrio tra intrattenimento e serietà. “Indubbiamente questa è la preoccupazione principale. È importante non insegnare, non predicare, ma intrattenere. La sfida è stata riuscire ad avvicinarsi alla figura di Mussolini e permettere a Luca Marinelli di impersonarlo, di incarnarlo, così come era. Mussolini aveva sedotto il pubblico, non soltanto un’intera nazione, ma anche tanti capi di Stato stranieri, come nel caso di Winston Churchill che negli anni ‘30 gli scriveva dei messaggi di ammirazione. Quindi volevamo sedurre il pubblico senza mai perdere di vista quello che è stato l’uomo e ciò che ha commesso”.

È chiaro che il messaggio centrale di M. Il figlio del secolo resta quello di restituire un Mussolini come metafora del male insito in ogni essere umano, invitando gli spettatori a esaminare le proprie ombre interiori. Wright con gli sceneggiatori ha voluto creare una certa empatia verso di lui per poi destabilizzare il pubblico, spingendolo a riflettere criticamente.

Di un romanzo – dice il regista – esistono tante versioni quante sono i suoi lettori. Io ho voluto trattenere l’istinto e l’impressione personale che ho avuto dalla lettura del romanzo di Antonio Scurati per riuscire a trattare il racconto con un linguaggio cinematografico. Il romanzo è costruito come una specie di collage che comprende lettere, telegrammi, articoli di giornale, scene di finzione, e io ho scelto di adottare questa struttura simile al testo. Era un rischio, ma dovevo suscitare quel grado di sottile empatia, consentire il massimo grado di vicinanza nello spettatore per fare in modo che venisse sedotto dalla sua figura come Mussolini ha fatto, per poi fare quello che Brecht suggeriva, cioè far mancare il terreno sotto i piedi del pubblico e spingerlo a riflettere, quasi a sentirsi in colpa ed esercitare un pensiero critico rispetto all’origine di quell’empatia e alla prima reazione che aveva avuto nei confronti di questo uomo. Il dialogo diretto e la rottura della quarta parete sono funzionali esattamente a questo”.