Macbeth, Frances McDormand: «Lady Macbeth mi ha fatto scegliere di diventare un’attrice»

Joel Coen porta sullo schermo l’opera del Bardo con protagonisti la moglie Frances McDormand e Denzel Washington. Ciak ha incontrato regista e interpreti a New York

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Selezionato in anteprima mondiale all’ultimo New York Film Festival, Macbeth è il primo film diretto da Joel Coen senza il fratello Ethan. Protagonisti Denzel Washington e Frances McDormand, quest’ultima anche co-produttrice del progetto: «Lady Macbeth è il personaggio che mi ha fatto scegliere di diventare un’attrice», ha detto a Ciak l’attrice tre volte premio Oscar (e uno come produttrice di Nomadland). «L’ho interpretata per la prima volta a quattordici anni, questo film è un punto d’arrivo perché in un certo senso sono cinquant’anni che continuo a provarla. Ho proposto spesso a Joel di portare Macbeth sul palcoscenico e ha sempre rifiutato, non è mai stato interessato a fare teatro. Poi qualche anno fa sono tornata nel ruolo per Daniel Sullivan, un’esperienza che ha ispirato mio marito a scriverne un adattamento cinematografico».

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«La mia mente non sa lavorare in altra maniera – conferma Joel CoenIl cinema è una questione di prospettiva, angolazione e scelte che lo rendono unico. Eppure in questo film volevo sottolineare che si tratta dell’adattamento di un testo teatrale: il design visivo è stato improntato sulla sottrazione, un qualcosa di antitetico rispetto ai miei lungometraggi precedenti. Fin dall’inizio avevo chiara l’estetica del progetto: il bianco e nero è un metodo istantaneo per rendere l’immagine più astratta, e questo mi ha aiutato a evidenziare l’idea del teatro portato al cinema. Mi sono ispirato a Carl Theodor Dreyer, al suo modo di asciugare l’inquadratura, mentre per l’illuminazione l’influenza arrivata dall’Espressionismo tedesco, soprattutto il Murnau di Aurora».

the tragedy of macbeth recensione

L’autore confessa di essersi trovato a suo agio nello scrivere la sceneggiatura: «Nell’ultima parte del Macbeth, Shakespeare essenzialmente adopera il montaggio parallelo delle scene: tutti gli eventi che accadono vengono raccontati a intermittenza. Con il mio adattamento ho voluto abbracciare questa sfida accelerando ancor più tali dinamiche».

Nel ruolo di Macbeth Denzel Washington offre il meglio delle sue innate doti d’attore: «Ho cominciato studiando recitazione qui a New York, questo film mi ha riportato agli inizi: abbiamo lavorato come una compagnia teatrale, seduti ore intorno a un tavolo con attori che spesso recitavano ruoli differenti. Joel ci ha sfidato a liberarci delle nostre gabbie mentali, è ciò per cui un attore dovrebbe vivere. Shakespeare è la sfida più grande ma anche il premio maggiore». In questa versione della tragedia troviamo una nuova prospettiva, legata principalmente all’età dei protagonisti: «C’è un senso di fretta che pervade il film – conferma Washington – Per Macbeth e sua moglie è l’ultima chance».

«La prima volta che abbiamo parlato con Denzel ci siamo trovati subito d’accordo sul fatto che per loro la battaglia è ancora in corso – aggiunge la McDormand – È qualcosa che un attore di una certa età può capire: magari sei un po’ più lento a combattere, ma il fuoco dentro rimane. Per loro non diventa tanto importante riuscire o fallire nel piano, per loro la vera sfida è tentare. È un’angolazione mai vista prima nel testo di Shakespeare».

Macbeth, dopo un’uscita limitata nelle sale americane dal 25 dicembre, arriverà su Apple TV+ dal 14 gennaio, il che pone l’ormai “solito” interrogativo riguardo il percorso dell’opera ormai slegato dal passaggio sul grande schermo. «Ogni regista vuole che il proprio film venga visto nel formato migliore e più grande possibile – commenta Joel Coen – Detto questo, io e Ethan abbiamo potuto iniziare la nostra carriera perché gli studios avevano il mercato ancillare dell’home video per film più rischiosi come Blood Simple o Arizona Junior. Essenzialmente si trattava di televisione. Mi ha permesso di fare i film che volevo, non mi lamenterò ora perché sta ottenendo maggiore successo. Ho ovviamente sentimenti contrastanti, ma è parte della mia storia di cineasta».

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