Monsters: la storia di Lyle ed Erik Menéndez, il creatore della serie: «è una prospettiva non una bugia»

Ryan Murphy ribatte sulle polemiche scatenate dalla serie Netflix

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Javier Bardem, Chloë Sevigny, Cooper Koch, Nicholas Alexander Chavez, Monsters: la storia di Lyle ed Erik Menendez

La sera del 20 agosto 1989 Lyle ed Erik Menéndez, giovani rampolli del potente CEO della Artisan Entertainment José Menéndez di Beverly Hills a Hollywood, uccisero il padre e la madre, Mary Louise “Kitty”. Condannati all’ergastolo senza possibilità di libertà condizionale nel 1996, i fratelli Menéndez, tuttora reclusi, sono oggi i protagonisti della seconda stagione della serie Netflix Monsters, ideata e prodotta da Ryan Murphy, già creatore della serie American Horror Stories, che, dopo aver trattato il caso Dahmer, dal 19 settembre ha diffuso la storia di Lyle ed Erik Menéndez, non senza generare accesi dibattiti sulla autenticità e correttezza del racconto.

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Dopo l’uscita della seconda stagione di Monsters, la famiglia Menendez ha rilasciato una dichiarazione in cui si esprime contro la serie. Su X Erik Menéndez e la moglie Tammi hanno accusato Ryan Murphy di aver ritratto nella serie lui e suo fratello in modo ingiusto e morboso e di aver distorto intenzionalmente i fatti: “Ha riempito la sua narrazione facendo di noi un ritratto spaventoso, come se fossimo due tipi senza cuore”.

Scritta da Murphy con Ian Brennan, Monsters: la storia di Lyle ed Erik Menéndez vede come protagonisti Javier Bardem nel ruolo di José Menendez, Chloë Sevigny nel ruolo di Mary Louise “Kitty” Menendez, Cooper Koch nel ruolo di Erik Menendez e Nicholas Alexander Chavez nel ruolo di Lyle Menendez. Nove episodi raccontano il caso dei fratelli nella vita reale colpevoli dell’omicidio dei loro genitori con l’accusa che sostiene che i due stessero cercando di ereditare la fortuna di famiglia, mentre i ragazzi affermano in maniera irremovibile che le loro azioni sono state il frutto di una vita fatta di abusi fisici, emotivi e sessuali da parte dei coniugi. Le polemiche ruotano attorno alla vittimizzazione dei fratelli e alla loro colpevolezza.

Si tratta di argomenti molto difficili e penso che molte persone si sentano a disagio rispetto ad essi – dice Murphy – Guardano tutto ciò che osa parlare di questo e si confondono rispetto al fatto che [la serie] stia tollerando o meno. Si limita a porre una domanda. Questa stagione è davvero uno specchio per le persone e per la società e mette molte persone a disagio. Penso che sia un bene che si sentano a disagio“.

Murphy ritiene che ci sia un malinteso sul fatto che Monsters stia prendendo una posizione concreta, a suo avviso ci sono tante prospettive all’interno della serie quanti sono i personaggi. “La serie ha un approccio alla Rashomon in cui si parla di innumerevoli prospettive, e una prospettiva non è una bugia. Una prospettiva è un’opinione, e la serie ha un obbligo nei confronti di tutte quelle opinioni, compresi i genitori, compresi gli avvocati… e così via – dice Murphy – Ho adorato Dahmer e adoro questa stagione. Penso che sia affascinante scrivere di questo argomento, che in sostanza è come porre la domanda: ‘I mostri sono creati o nascono così?’”.

Era semplicemente un caso affascinante. C’erano quattro persone coinvolte. Due di loro sono morte, quindi solo Dio e quelle quattro persone sanno cosa è successo veramente. E penso che l’aspetto inconoscibile di tutto ciò sia interessante e provocatorio, cercare di arrivare in fondo alla questione. Abbiamo scoperto, persino nella scrittura, che non si riesce mai ad arrivare in fondo alla questione, perché c’è sempre una prospettiva che ti sfugge, perché due persone sono morte“, sottolinea Murphy.

A proposito della sua passione verso questo genere di casi controversi, scomodi e sconvolgenti, Ryan Murphy aggiunge infine: “Scrivo o dirigo solo cose che mi interessa esplorare, a volte per capire le cose da solo. Mi ci è voluto molto tempo per approdare a questa seconda stagione. Queste serie sono molto più profonde di quanto sembrino in superficie. Non penso che siano sfruttamento, penso che parlino di cose profonde nella nostra cultura su cui le persone sono molto, molto a disagio. Milioni di persone le guardano e questo è la prova che le persone vogliono parlare di queste cose, e vogliono esaminarle, e vogliono avere conversazioni a riguardo. Quindi questo è tutto ciò che posso fare come artista, è essere personale nel mio obiettivo“.

In aggiunta all’interesse sollevato dalla serie Monsters: la storia di Lyle ed Erik Menéndez, il 7 ottobre Netflix diffonderà il docufilm sullo stesso caso, I fratelli Menéndez in cui i due rivelano il proprio punto di vista sullo scioccante crimine da loro commesso e sui processi che ne sono seguiti.

FONTE: Netflix