Egreen, il cinema dentro le mie rime

Ciak inaugura nuove pagine dedicate ad artisti, intellettuali, giornalisti, musicisti. Personaggi illustri appassionati di cinema mettono a fuoco gli autori e i film che hanno segnato la loro vita e la loro arte. Protagonista della prima “lezioni di cinema” di Ciak: il rapper Egreen

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Il rapper Egreen (Nicholas Fantini) racconta su Ciak di marzo il nuovo album –Fine primo tempo – e tutto il cinema che ispira la sua arte hip-hop. Dall’amato-odiato Scarface a 8Mile, fino a C’era una volta in America. Qui trovate l’intro alla lezione di cinema di Egreen, mentre sul numero di marzo – in edicola nelle prossime ore – troverete tutti i film e i registi che hanno accompagnato il “primo tempo” della sua vita e della sua carriera.

«Non so cosa aspettarmi. Arrivo da mesi di sfumature emozionali, non so cosa pensare, non so cosa immaginarmi. Non so niente…». Esordisce così il rapper Nicholas Fantini, in arte Egreen, durante la chiacchierata con Ciak. Si riferisce al nuovo album Fine primo tempo (appena uscito in formato CD e digitale). Il titolo rimanda – con una terminologia calcistica – a una tappa di svolta della carriera, dopo 17 dischi tra album, mixtape ed EP, ecco il primo lavoro prodotto da una major (Sony Music). Eppure, c’è una sola parola che può definire l’album, è probabilmente “fulmicotone”.

Versi arrabbiati come sempre, vivi, feroci, iper personali e sentiti.

Rime al vetriolo sullo stato (non solo) del rap in Italia.

«Questo album» riprende Egreen «è nato quasi senza una vera direzione artistica, dal disordine, senza un piano stabilito. Ho scelto i pezzi migliori, ma ho lavorato a partire dal caos. L’idea del rimando calcistico è nata dopo, quasi alla fine, amplificata dal riferimento ai minuti di recupero nell’Outtro…».

Perché se ne occupa Ciak? Perché il “cinema” nelle rime di Egreen c’è e c’è sempre stato. Per potenza evocativa dei testi, che spesso assumono la forma di brevi storie su uno schermo immaginario, ma anche per concreti riferimenti a titoli più o meno cult, a registi più o meno amati dai cinefili. «I riferimenti al cinema e allo sport sono tipici dell’hip-hop, non ho inventato niente di nuovo in questo».

Vero, probabilmente, ma nelle sue rime l’omaggio può essere sempre piuttosto destabilizzante, spiazzante e mai banale. Nel nuovo album, ad esempio, c’è un intero pezzo dedicato a Scarface (Montana o Sosa?) che sprona a schierarsi con il “team” meno famoso e ricordato. Cita Rambo (in Outtro) e, nei suoi pezzi, ha spesso mostrato le ferite e la forza di rialzarsi (per inciso, ora, più alla Rocky, Nicholas pratica boxe). In passato, in diversi pezzi, aveva omaggiato il grande schermo, riferimenti a Kurtz-Brando o a Il grande freddo (nell’album capolavoro del 2015, Beats & Hate), fino all’Odio di Mathieu Kassovitz (citato nel singolo Rap italiano, 2017).

I rimandi cinematografici, così come quelli sportivi («La mia merda è playoff, gara 7!») sono davvero innumerevoli per citarli tutti.

Fantini è nato a Bogotà, cresciuto a Detroit, poi a Ginevra, fino a Busto Arsizio. Oggi vive a Milano. Fino al 2015, era un rapper noto soprattutto nel giro underground, poi una prima svolta di fama con il record di crowdfunding ottenuto per l’album Beats & Hate.

Ora ha appena pubblicato il primo disco realizzato con una major, ma non ha snaturato sfrontatezza, scorrettezza politica e attacchi all’ambiente e ai colleghi.

«Non so se sia l’album “della maturità”, ma di sicuro ho più anni e più esperienza. Fino a poco tempo fa, ho sempre voluto inconsciamente rivolgermi più a un collega che a un ascoltatore. Nel tempo sono passato dal voler dire: “io ho ragione e tu no” all’adottare “io ti dico la mia, poi me ne vado, non è il caso che io stia qui…”. Sono almeno in parte guarito dalla sindrome napoleonica tipica del rapper. Dietro a quegli anni di petto in fuori, quando dovevo sempre far vedere che avevo il cazzo più duro e più lungo degli altri, c’erano in realtà dei complessi di inferiorità, non dettati dalle capacità, dalle skills, ma dalla paura di non essere bravo come gli altri. Ora ho una consapevolezza da fratello maggiore, piuttosto che un’ attitudine del tipo: “vaffanculo, ho ragione io!”.».

Nel numero di Ciak di marzo l’intervista completa nella quale Egreen rintraccia per noi il cinema che lo ha segnato di più e che ritiene fondamentale per sé.

Peace!

Egreen, il cinema dentro le mie rime. La cover dell’album Fine primo tempo: