Hammamet, Gianni Amelio racconta Craxi «nel più politico dei miei film non politici»

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Doveva essere un film su Cavour, è diventato il film non politico più politico di Gianni Amelio incentrato su uno dei leader più discussi del Novecento italiano. Hammamet, al cinema dal 9 gennaio, non vuole essere “né un santino, né una sassata contro” Bettino Craxi, spiega il regista. L’intento è raccontare “le contraddizioni e i tormenti di un uomo potente che ha perso lo scettro e deve fare i conti con la fine della propria vita”.

A vent’anni esatti dalla morte di Craxi, con le tante domande che restano aperte, Hammamet prescinde dalla cronaca politica e enfatizza soprattutto il rapporto padre – figlia (ribattezzata nel film Anita, come la moglie di Garibaldi, figura che Craxi quasi venerava). I nomi, d’altra parte, non sono importanti. Quello del leader socialista non viene mai pronunciato perché , sottolinea Amelio, “è troppo ovvio che si tratta di lui”.

A interpretare “il Presidente” è Pierfrancesco Favino, che ha attuato una trasformazione fisica eccezionale sottoponendosi ogni giorno a 5 ore di trucco: Era quasi un rito, nel momento in cui arrivavamo al punto di indossare sopracciglia finte e occhiali diventavo lui. A parte i truccatori, nessuno sul set mi vedeva con il mio volto. Dovevo scomparire per non ‘ingombrare’ la storia”. Non solo l’aspetto, ma anche la voce, la gestualità e la postura sono gli stessi. “In tutti noi esiste una memoria visiva di Craxi, quindi sapevo di non doverla tradire. Il lavoro più interessante per me – racconta Favino – è stato indagarne l’aspetto privato, nel momento più segreto della sua vita, gli ultimi sei mesi in Tunisia”.

Della vita politica si vede soltanto una sequenza iniziale, prima dei titoli di testa, è il discorso conclusivo del quarantacinquesimo congresso del partito tra garofani e prime pagine dell’Avanti! Il giudizio che l’attore temeva di più? Quello della famiglia Craxi. “Se uno sconosciuto venisse da me e mi dicesse che vuole fare un film su mio padre gli direi che non ne potrà mai sapere nulla. I figli sono i miei primi giudici ed è stato molto importante per me quando ho visto che da parte loro c’era fiducia”.

Anche Amelio sa che il film tocca temi delicati e definisce Hammamet il “più politico dei suoi film non politici”: “Ho lavorato con la massima serenità e obiettività, e credo che sia stato questo il motivo chiave per cui la famiglia ha accettato che io facessi un film che penetrava l’intimità del personaggio. Ho avuto lunghi dialoghi con la vedova Anna Craxi che è una appassionata cinefila e ho conosciuto la figlia Stefania. Ho addirittura girato in casa Craxi. Non ho mai votato socialista, non sono mai stato un militante, ho promesso alla famiglia che non avrei fatto un santino né tirato sassate”. A riprova di questo, ha usato due formati sullo schermo: il 16:9 e il 4:3. Quasi tutte le prese di posizione del Presidente sono viste dall’obiettivo di una telecamera 4:3, quasi a volerle virgolettare. Poi, per chiudere ogni polemica dice: “Un film non è obbligato a dare risposte, ma a porre domande e Hammamet lo fa”.

Maria Teresa Squillaci