“The Tragedy of Othello, the Moor of Venice” ha ispirato nel tempo registi e sceneggiatori per la cruda umanità ancora una volta rappresentata da Shakespeare con un realismo talmente vivido da risultare sempre attuale. Pur trasportando l’opera originale inglese del XVII secolo ai gironi nostri, in Non sono quello che sono Edoardo Leo ripropone l’Otello con una attenzione e una fedeltà straordinarie. Nel film da lui interpretato con Jawad Moraqib, Ambrosia Caldarelli e Antonia Truppo, e da lui anche scritto con un lavoro di traduzione quasi da esegeta dall’inglese ad un romano molto puro, Leo riesce a restituire tutta la contemporaneità dei numerosi temi dell’opera shakespeariana.
IL FATTO
Iago (Edoardo Leo) e Roderigo (Michael Schermi) svegliano nel cuore della notte il padre di Desdemona (Ambrosia Caldarelli) per avvisarlo delle nozze segrete appena avvenute tra sua figlia e Otello (Jawad Moraqib), ma una minaccia esterna costringe tutti a dirigere l’attenzione su affari più urgenti liquidando rapidamente la questione del matrimonio davanti al Dogge (Vittorio Viviani). La rivalità e l’invidia che divorano Iago nei confronti di Otello però non si sono spente e spingono il primo a tramare nell’ombra con astuzia per distruggere la posizione e la felicità del Moro. Emilia (Antonia Truppo), moglie di Iago, e Michele (Matteo Olivetti), braccio destro di Otello, diventano inconsapevoli complici e vittime senza colpa delle sue trame.
LEGGI ANCHE: Non sono quello che sono, il trailer del nuovo film di Edoardo Leo
L’OPINIONE
“Non sono quello che sono”, lo dice Iago nell’Otello di Shakespeare. Un ossimoro che incarna non solo il cuore di un personaggio, ma di tutta una storia antica e sempre attuale fatta di doppiezza, gelosia e tradimenti e fondata su un tragico desiderio di vendetta e rivalsa. È questo il racconto che Edoardo Leo, come regista e sceneggiatore ormai sempre più ispirato dal dramma umano, ha fortemente voluto portare sul grande schermo con un accurato lavoro filologico sul testo shakespeariano.
Leo traspone la tragedia di Shakespeare ai giorni nostri, la attualizza in un dialetto romano che conferisce alla traduzione un’immediatezza fondamentale. Il contesto criminale in cui è ambientato il suo Otello fa solo da sfondo ad un racconto che parla di sentimenti molto umani, universali, che si agitano e crescono inquieti tra i personaggi e sfociano nel più attuale dei drammi dei giorni nostri: il femminicidio. Il suo Iago esce dagli stereotipi e diventa un personaggio vivido e tangibile da cui traspaiono con cruda concretezza il veleno e la pericolosità dei suoi pensieri e dei suoi sentimenti.
LEGGI ANCHE: Non sono quello che sono, video intervista a Edoardo Leo e Ambrosia Caldarelli
Allo spettatore viene richiesto lo sforzo di superare l’indeterminatezza di un contesto che consente però alla tragedia shakespeariana di rivivere, mentre una fotografia livida, curata da Marco Bassano, e ambienti indefiniti, creati da Veronica Rosafio, contribuiscono a veicolare tutta l’attenzione sull’agire dei personaggi e sulla loro tormentata interiorità. Pulsioni e passioni sono il vero motore di questo racconto che Leo riesce a restituire in maniera diretta e attuale.
SE VI È PIACIUTO NON SONO QUELLO CHE SONO GUARDATE ANCHE…
Moltissime sono le trasposizioni e i registi che si sono cimentati con il capolavoro shakespeariano lasciandosene ispirare e adottando soluzioni narrative nei modi più diversi.
Tra i più noti adattamenti ci sono Otello (1951) di Orson Welles e Othello (1995) di Oliver Parker con Kenneth Branagh e Laurence Fishburne.