Più di ieri, l’esordio di Jean Carlos Gonzalez Flores

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Jean Carlos Gonzalez Flores Più di ieri

A partire dal 29 maggio – insieme a Wes Anderson e Alicia Vikander – nelle sale ci sarà anche Più di ieri, opera prima del regista ecuadoriano Jean Carlos Gonzalez Flores e primo interessante progetto della NoMade Film S.r.l., nata a Roma nel 2023 dalle sorelle Drikes. Un indie italiano ambientato a Milano e con protagonisti under 30 come Luca Di Sessa (Mike, Prima di Noi) e Marcos Piacentini (Cleopatras, Imma Tataranni, Brennero), già presentato fuori concorso l’8 maggio scorso al Riviera Film Festival (Sestri Levante).

Al centro, la relazione fra due giovani protagonisti e il loro tentativo di sostenersi reciprocamente in un momento delicato nella vita di entrambi e del paese in cui vivono. Qui raccontato attraverso la lente di una comunità e nel contesto urbano di una Milano meno glam e più vera. La cornice “perfetta” per questo incontro, come suggeriscono le note del film: “una realtà di periferia vista come ambiente di accoglienza, dove prendersi un caffè al bar di quartiere, riunirsi al parco con gli amici e spostarsi per le strade è un viaggio, non solo tra passato, presente e futuro ma anche tra culture diverse; combinazione perfetta che permetterà ai nostri di conoscersi meglio e consolidare loro i rapporti”.

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Raccontare una storia sincera, ordinaria ma allo stesso tempo universale, profonda ed umana” è stato l’obiettivo del regista, e della sceneggiatura scritta – insieme a Nicolò Magnani – a partire “dal nostro vissuto, dalle nostre paure, dal nostro primo incontro“. “Io e Nicolò abbiamo costruito i personaggi di Christian e Lucas e raccontato come spesso il più casuale degli incontri può trasformare, stravolgere il percorso di ognuno di noi; perché la nostra vita in fondo è fatta proprio di incontri e di scontri, che ci cambiano per sempre – ha aggiunto Jean Carlos Gonzalez Flores. – Con questo film ho voluto raccontare, mostrare una vita, un punto di vista, che si evolve, si trasforma e trova una propria voce, una propria identità, perché è questo ciò che ho vissuto in prima persona“.

 

Più di ieri, trama

La morte improvvisa del padre costringe Christian (Di Sessa), apatico diciannovenne, a trasferirsi da una provincia monotona alla multietnica periferia milanese, dove vive la madre Giulia (Francesca Antonucci). Su insistenza di questa Christian trova lavoro in un bar di quartiere dove conosce Lucas (Piacentini), un ragazzo sudamericano, suo coetaneo e vicino di casa. Proprio il collega e il suo eccentrico nonno Juan, noto come “il malo del quartiere”, risvegliano l’immaginazione di Christian, spronandolo a completare il suo romanzo. Ben presto l’intesa fra i due ragazzi si evolve in un sentimento più profondo che scuote l’animo di entrambi, aiutandoli a vedere la vita in una nuova luce.

 

Più di ieri

Dopo il percorso all’Accademia Zero Nove e vari set e corti, come è arrivato a questa prima regia?
Ho fatto esperienza partecipando a vari set, ho dei miei cortometraggi e con anche i miei ex compagni di Accademia abbiamo formato una bella squadra, alcuni di loro hanno partecipato anche al lungometraggio, ma la possibilità di questa prima regia è arrivata grazie a Fabrizio Nacciareti, direttore della fotografia del film, conosciuto appunto in Accademia09. Lui ha presentato un mio corto alla produttrice Veronica Drikes e a lei è piaciuto. Voleva investire su un progetto più grande, ha creduto in me, in noi, e così è nato il film, davanti a una pizza, a Roma, nell’estate del 2022. Il film arriva ora al cinema  dopo quello che è stato un viaggio nuovo per tutti, perché Più di ieri è un film giovane, fatto da giovani, e ha bisogno di tanta fiducia.

Un film che appare molto autobiografico, vissuto “in prima persona” a quanto dice, ma quanto della sua vita e delle sfide superate ci sono dentro?
Lo è, molto autobiografico. Ci sono i valori della mia famiglia, la mia visione dell’amicizia e dell’amore, ma anche il modo di creare. Le varie sfide affrontate dai personaggi le abbiamo affrontate io e Nicolò Magnani, l’altro sceneggiatore. Diciamo che è stato molto catartico rivivere le nostre esperienze attraverso l’arte degli attori e del cinema.

Fa parte della sua vita anche la “Cabañita” dove si svolge un momento chiave della storia dei due ragazzi? Un modo per coinvolgere amici e sostenitori, o una intera comunità?
La Cabañita è un po’ il luogo delle nostre feste. Volevo trasmettere la mia cultura tramite questa location quindi si, è un omaggio alla mia famiglia, la mia comunità, la comunità latinoamericana in Italia, a Milano. È un modo per raccontare a modo mio, la mia gente, un tema molto importante per me.

Più di ieri

Christian ha il blocco dello scrittore, Lucas deve ricominciare a comporre,  nel film c’è anche la difficoltà della creazione. È stato complicato scrivere un’opera prima o è stato un flusso di coscienza venuto di getto?
Era importante per noi raccontare come nasce qualcosa, la creazione di un romanzo o l’inizio di un legame, che sia un’amicizia o un amore. Scrivere questo film è stato molto bello perché l’ho scritto insieme al mio ragazzo, Nicolò, anche perché è la sua storia quanto la mia, ed era importante avere chiare le sfumature e che ogni personaggio/ambiente/valore fosse visto dallo sguardo di entrambi. È stata un confessarsi le nostre paure, le nostre incertezze, ma anche il nostro amore, per noi e per l’arte. L’abbiamo vissuta come un’urgenza di raccontare quello che sentivamo.

La sua esperienza personale è più in uno o nell’altro, per quanto sarà un po’  in entrambi immagino?
La cosa bella di aver lavorato insieme alla sceneggiatura è stata di aver potuto intrecciare le nostre esperienze. Per esempio, il personaggio di Christian aveva un po’ le caratteristiche di Nicolò, ma il vissuto era un po’ il mio: la morte del padre, il trasferirsi in un’altro posto con la madre; cose che sono successe a me. Così gli altri personaggi. Scrivendo una storia molto intima e personale, era importante mettere le nostre anime in ogni personaggio, cosa anche molto divertente perché ci siamo lasciati trasportare anche dalla nostra immaginazione.

Chi è la Venere Goth che ci accompagna dall’inizio alla fine del film?
È la “Diosa/Dea” che viene citata nel film, e rappresenta due cose: la morte, che viene affrontata, ma anche l’immaginazione, che man mano prende il sopravvento. La Dea è soprattutto legata al personaggio di Christian, che ha affrontato la morte del padre, ma è legata anche al romanzo che non riesce a finire. Volevamo proprio fare interagire il suo personaggio con questo simbolo importante nel racconto della sua storia, per dargli consapevolezza del suo presente, affrontando anche il suo passato.

 

Il trailer di Più di ieri