RAI Cinema ci riporterà al cinema. In autunno e nel 2022

Un listino futuro di enorme valore per il braccio produttivo cinematografico del broadcaster nazionale

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Rai Cinema

«A riveder le stelle…».

Con questo poetico augurio ricco di speranza Rai Cinema festeggia la sua lunga e ricchissima lista, eppure ancora parziale, delle produzioni messe in campo, e presenta gran parte dei film che arriveranno nelle sale nei prossimi mesi con l’obiettivo di rilanciare la nostra industria e riconquistare quel pubblico da troppo tempo lontano dai grandi schermi a causa della pandemia.

Nel frattempo 01 Distribution ha fatto uscire il 20 maggio Il cattivo poeta di Gianluca Jodice, che sta facendo una bella figura al botteghino, complice anche Sergio Castellitto nei panni di Gabriele D’Annunzio.

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«Stiamo facendo un buon lavoro – commenta Paolo Del Brocco, amministratore delegato Rai Cinema – frutto di anni di impegno, cambiamenti di linee, affinamenti, collaborazioni con i produttori. L’industria è in crescita malgrado il Covid, così come l’autorialità e la qualità produttiva. A fine gennaio, oltre al piano del 2021 già tracciato, avevamo ben 853 progetti da selezionare. Il nostro cinema non sta poi così male come qualcuno racconta».

Il carnet di Rai Cinema incrocia grandi autori, cinema di genere, opere prime e seconde importanti per la crescita del nostro cinema, film tratti da sceneggiature originali e da grandi classici e bestseller, attento al reale, alle storie italiane, ma aperto a quelle del mondo intero, impegnato a raccontare storie di formazione, crescita e rapporti
generazionali coinvolgendo pubblici diversi e variegati. Con una novità rispetto al passato:

«È considerevolmente aumentato il numero dei film diretti da donne, un dato oggettivo che non ha nulla a che fare con il rispetto delle quote rosa. Comincia infatti a crearsi un parterre di giovani registe alle quali è stata offerta la possibilità di crescere e di affermarsi».

Ed ecco allora Jasmine Trinca e il suo esordio nel lungometraggio, Marcel! con Alba Rohrwacher; Laura Bispuri e Il paradiso del pavone con Dominique Sanda, Alba Rohrwacher, Maya Sansa; Francesca Archibugi e Il colibrì, dal romanzo di Sandro Veronesi, con Pierfrancesco Favino, Kasia Smutniak, Nanni Moretti; Paola Randi e La befana vien di notte 2 – Le origini con Monica Bellucci e Fabio De Luigi; Ginevra Elkan e Te l’avevo detto; Chiara di Susanna Nicchiarelli sulla santa di Assisi, La chimera di Alice Rohrwacher.

Tra i film dei grandi autori ci sono Qui rido io di Mario Martone sul celebre attore e commediografo Eduardo Scarpetta, interpretato da Toni Servillo, Tre piani di Nanni Moretti atteso a Cannes, Dante di Pupi Avati, con Sergio Castellitto, Leonora addio di Paolo Taviani, ispirato all’omonima novella di Luigi Pirandello, Comedians e Il ritorno di Casanova, entrambi diretti da Gabriele Salvatores, La conversione di Marco Bellocchio su Edgardo Mortara, giovane ebreo forzato a crescere come un cristiano (su questa storia, che il regista scrive insieme alla Nicchiarelli, aveva messo gli occhi anche Steven Spielberg), Il signore delle formiche di Gianni Amelio su Aldo Braibanti, scrittore condannato nel 1968 per plagio, imputazione dietro cui si celava un’accusa di omosessualità, Lubo di Giorgio Diritti sui crimini dell’eugenetica, The Palace di Roman Polanski scritto con Jerzy Skolimowski.

Ma ci sono anche Il materiale emotivo di Sergio Castellitto, Il comandante di Edoardo De Angelis su Salvatore Todaro, comandante sommergibilista ed eroe della Seconda guerra mondiale, Il sergente nella neve di Matteo Rovere, dal romanzo di Mario Rigoni Stern, L’uomo dal fiore in bocca di Gabriele Lavia, sempre da Pirandello, I fratelli De Filippo
di Sergio Rubini, sulla storia di Peppino, Titina ed Eduardo, L’ombra di Caravaggio di Michele Placido, con Riccardo Scamarcio, Isabelle Huppert e Louis Garrel, Resilient di Roberto Faenza sulla vita di Mario Capecchi, premio Nobel per la medicina, L’ombra del giorno di Giuseppe Piccioni, storia d’amore ambientata durante il fascismo e
interpretata da Riccardo Scamarcio e Benedetta Porcaroli, A Chiara di Jonas Carpignano, Il
bambino nascosto di Roberto Andò, tratto dal suo omonimo romanzo, Ariaferma di Leonardo Di Costanzo, ambientato in un carcere dismesso e interpretato da Toni Servillo e Silvio Orlando, Per tutta la vita di Paolo Costella, Marylin ha gli occhi neri di Simone Godano, con Stefano Accorsi e Miriam Leone, Roll di Loris Lai, I profeti di Alessio Cremonini, con Jasmine Trinca, sul rapimento di una giornalista in Medio Oriente.

E poi Pietro Marcello con due ambiziosi progetti, Il volo, ispirato al romanzo Le vele scarlatte di Aleksandr Grin, e I promessi sposi, dal capolavoro di Alessandro Manzoni.

«Se prima i film storici non erano molto frequenti – spiega Del Brocco – oggi si avverte forte l’esigenza di guardare a epoche diverse e a fatti realmente accaduti. Anche grandi autori non raccontano più solo storie personali, intime e astratte, ma si confrontano con la realtà e con la gente».

Alla cronaca italiana guardano anche Stranizza d’amuri, esordio di Beppe Fiorello alla regia, che racconta una storia di omosessualità ambientata in Sicilia, Il buco di Michelangelo Frammartino sulla scoperta in Calabria della seconda grotta più profonda del mondo, Ero in guerra ma non lo sapevo di Fabio Resinaro sull’omicidio Torregiani, mentre i generi esplodono nei due sequel di quel Diabolik dei Manetti Bros. che dovremmo vedere a Natale, La terra dei figli di Claudio Cupellini, e poi Delta di Michele Vannucci e Mondocane di Alessandro Celli, entrambi interpretati da Alessandro Borghi.

A un pubblico famigliare si rivolgono invece Il sesso degli angeli di Leonardo Pieraccioni, Una famiglia mostruosa di Volfango De Biasi, La donna per me di Marco Martani, Bla Bla Baby di Fausto Brizzi, Finché c’è crimine c’è speranza che chiude la trilogia di Massimiliano Bruno.

«L’abbondanza e la qualità della nostra proposta – sottolinea ancora l’ad di Rai Cinema – è
l’affermazione del ruolo speciale di Rai Cinema, sicuramente un volano per l’industria con un importante ruolo di politica economica e culturale sull’audiovisivo, che poi è uno dei compiti del servizio pubblico. Sviluppando progetti e investendo si producono effetti virtuosi che mettono in moto un indotto importante, con decine e decine di aziende che lavorano intorno a ogni produzione.

Il nostro obiettivo inoltre è quello di far lavorare il maggior numero di produttori possibile. È chiaro che le produzioni più importanti intercettano i film economicamente più rilevanti, ma ci sono anche tanti piccoli produttori che possono beneficiare di una gestione corretta degli investimenti Rai. E poi la narrazione dell’identità del nostro Paese ci sta particolarmente a cuore. Se le grandi piattaforme, organismi sovranazionali, devono arrivare a centinaia di milioni di persone, non possono che andare verso la standardizzazione del linguaggio. Noi siamo invece orgogliosi di affermare che con la nostra grande varietà di prodotto riusciamo ancora a sostenere e incoraggiare l’identità italiana
sviluppata attraverso una forma d’arte, il cinema, al nostro Paese assai congeniale».