Raoul Casadei, una leggenda italiana

Il musicista romagnolo lascia un’eredità non solo artistica, ma culturale e antropologica di incredibile valore.

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Raoul Casadei

Raoul Casadei se n’è andato, come abbiamo già scritto qui, e lascia un vuoto importante nella cultura popolare italiana, solo in parte colmato dal fatto che il testimone sia già da tempo stato raccolto dal figlio Mirko.

I Casadei sono una dinastia musicale

Fondata dallo zio Aurelio nel 1928, in arte Secondo Casadei, l’autore di una delle più famose canzoni popolari italiane, forse del mondo, Romagna Mia, e creatore di un genere, il liscio, una commistione tra valzer, mazurka e polka dalle origini mitteleuropee che nelle sale da ballo romagnole ha visto crescere il suo successo già prima della guerra.

Raoul entrò a far parte dell’Orchestra Casadei nel 1960, per poi diventarne il leader nel 1971 e per trentacinque anni, durante i quali ha fatto di questa tradizione musicale un successo mondiale, andando in giro per il mondo, dal Canada all’Australia, portando il calore del Liscio agli emigrati italiani e facendoli sentire un po’ più casa.

La voce Orchestra Casadei è probabilmente rimasta costantemente tra le prime dieci della SIAE per quarant’anni di seguito. La nuova strada presa da Mirko nel 2006, che ha trasformato il gruppo in Mirko Casadei Beach Band, con la benedizione del padre, ha portato il Liscio a un livello ancora più pop, contaminandolo con la dance e sonorità più moderne che ne hanno allungato la vita e l’hanno portato a essere un fenomeno balneare anche tra le nuove generazioni.

Questioni di DNA, ma anche di rispetto e comprensione delle tradizioni. È quello che ha fatto Raoul Casadei, semplicemente abbracciando le sue origini e la sua cultura, coltivandola e facendola propria, diventando parte integrante della sua terra, la Romagna (e non mettete Emilia davanti se volete restare illesi), da Faenza a Rimini, da Forlì a Cattolica, da Riccione a Cesena, dove Raoul si è spento.

Non si spegneranno le radio oggi in quella terra di piadina accompagnata da un bicchiere di robusto Albana, la musica dell’Orchestra Casadei suonerà in ogni casa, le bandiere comunali saranno a mezz’asta. Raoul avrebbe avuto un addio dalla sua gente degno della più grande delle rockstar, una folla oceanica lo avrebbe accompagnato verso l’ultimo valzer. Il Covid, che lo ha portato via, non lo permetterà.

La storia di Raoul Casadei andrebbe raccontata al cinema, per chi volesse approfondirla recuperate la sua biografia più sincera, Raoul Casadei – La storia vera di Franco Dassisti, non a caso grande giornalista cinematografico.

Eppure Raoul Casadei e il cinema si sono incrociati poco

Probabilmente perché l’essenza del Liscio e della sua musica non si può separare dall’esperienza dal vivo, dal contatto dei corpi nel ballo, dagli odori e dai sapori di una sala, dall’energia che L’Orchestra Casadei trasmetteva dal palco alla platea.

Quel poco che c’è, però, è da recuperare. A partire da La nottata, di Tonino Cervi (1974), dove l’Orchestra è colonna sonora di una lunga scena accompagnata dalle sue musiche.

Praticamente co-protagonisti lo è in Vai col Liscio (1976), storia di una gara di ballo che vede due coppie contendersi il trofeo in una balera romagnola, protagonisti Maurizio Arena e Jack LaCayenne, uno dei più grandi caratteristi italiani di tutti i tempi, accompagnati rispettivamente da Valeria Fabrizi e Janet Agren.

Non potevano ovviamente mancare nella commedia romagnola per eccellenza, Rimini Rimini, firmata da Sergio Corbucci.

Ma l’omaggio più sentito e gustoso fatto al Maestro Casadei è forse quello di una piccola, gradevolissima e ingiustamente dimenticata rom-com musicale dal titolo Ogni volta che te ne vai, diretto da Davide Cocchi, forlivese che avrebbe poi diretto il bel documentario L’uomo che sconfisse il boogie, che racconta proprio l’epopea di Secondo Casadei.

Protagonisti invece del film sono Fabio De Luigi e Cecilia Dazzi, coppia di innamorati e cantanti di un’orchestra di liscio. Raoul Casadei fa un’apparizione, nei panni di se stesso, per incoraggiare il giovane De Luigi a cui dice la grande massima dell’entertainment, “The Show Must Go On”.

E lo avrebbe detto anche adesso.