Tapirulàn, Claudia Gerini svela i segreti del suo debutto dietro la macchina da presa

Il film sarà in sala dal 5 maggio distribuito da Milano Talent Factory

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Claudia Gerini, Tapirulàn

Dietro alla macchina da presa, oltre che davanti, un debutto e una conferma. Quella di Claudia Gerini con Tapirulàn è un’esperienza nuova che arriva per caso e ha suscitato curiosità al recente Bif&st di Bari. L’abbiamo intervistata in vista dell’uscita del film, che segna il suo esordio alla regia, prevista il 5 maggio.

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Come ti sentivi sul set ad essere regista e non solo attrice?

Mi sentivo carica, percepivo che ero io che trainavo, che ero la motivatrice e ripensandoci, quella è stata la cosa più bella. Io vado sempre d’istinto e anche con la regia ho cercato di raccontare Emma, il mio personaggio, come l’avevo immaginata. E poi non ero mai seduta al monitor perché ero sempre in scena e dunque non mi sentivo tanto regista ma un’attrice che dirigeva. Un’esperienza molto impegnativa e stimolante, e la regista era sempre d’accordo con me…

Quando te lo hanno proposto cosa hai pensato? E soprattutto come hai risposto?

Ho letto il soggetto e ho detto: “mi piacerebbe interpretarlo”. Poi quando ci siamo riuniti per fare le varie ipotesi sul regista, che ancora non c’era, il produttore ha detto: “Perché non ti fai avanti tu?” e io ho risposto “Ma sei pazzo? Assolutamente no!”, perché ho pensato che sarebbe stato difficile per la natura del racconto, questo viaggio psicologico dentro una singola casa, una donna che si autoreclude quasi, sceglie questa vita iperconnessa però completamente disconnessa dai veri rapporti umani. Poi ho cambiato idea.

Come è andata con il casting, cosa significa trovarsi dall’altra parte e scegliere gli interpreti?

Dirigerli è stato bellissimo, sceglierli è stato un incubo! Fare i provini, dover dire sì e no è stato difficile. Io sono sempre stata scelta e dover scegliere non è stato facile, vorresti prendere tutti e mi dispiaceva dire di no, è stato terribile. Anche perché dopo trent’anni di attività, conosco tutti e molte sono amiche, amici… l’imbarazzo di invitarli a fare il provino e poi non poterli scegliere, un dramma!

E una volta composto il cast?

Lavorare con gli attori è stata la parte più bella, abbiamo parlato molto e abbiamo cercato di capire cosa volevamo dal personaggio, cosa volevo io, e poi ovviamente io ero la loro partner, la regista ma anche la compagna di lavoro (tutti i personaggi parlano con Emma nel film n.d.r.) e si sono fidati.

La parte fisica invece?

Mi preoccupava, era faticoso. Mi aiutava questa macchina che è un po’ una gabbia ma anche una specie di astronave iper-connessa. Devo dire che non è che corressi sempre, a volte camminavo… e poi sono abbastanza allenata e ho tirato fuori tutta la mia atleticità. Faticoso ma fattibile.

Il pubblico come ha accolto il film?

A Bari, nell’anteprima al Bif&st, il pubblico lo ha applaudito. Era la prima volta che mi sedevo a vederlo in mezzo agli spettatori e devo dire che ha funzionato, ho percepito attenzione e una bella atmosfera. Ora non mi aspetto niente, perché non ho questa presunzione, ma credo che molti si possano rivedere in Emma perché la sua è la storia di una donna sempre in movimento ma che in realtà è sempre ferma allo stesso punto della vita, ed è qualcosa che bene o male appartiene a tutti.

In futuro hai in mente altre regie o si torna a star solo davanti alla macchina da presa?

Adesso vediamo come va, non mi butto subito su un’altra regia. Girerò a maggio un film come attrice, diretta da Max Bruno, più altre cose nei prossimi mesi, sempre da attrice. Sto anche portando avanti una mia idea: è una serie sulla fotografa e attrice Tina Modotti. È un progetto in fase di sviluppo, ma mi piacerebbe produrlo e interpretarlo. Poi ho un film in uscita a novembre, The Tiger’s Net di Brando Quilici, un family movie con un bambino che salva un cucciolo di tigre, girato lo scorso anno in Nepal.