The Help, Viola Davis si pente di averlo fatto: “Ho tradito me stessa e la mia gente”

L'attrice premio Oscar ha rinnegato il film, in cui è protagonista insieme a Emma Stone, Octavia Spencer, Bryce Dallas Howard e Jessica Chastain

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The Help (2011) Octavia Spencer e Viola Davis

È il film che, dopo Il dubbio, ha contribuito a lanciare la sua carriera a Hollywood, facendole vincere due Screen Actors Guild Awards e ad ottenere la sua seconda candidatura all’Oscar, (la prima come miglior attrice), eppure “The Help” non occupa un posto speciale nel cuore di Viola Davis.

L’attrice americana, amata sia sul piccolo schermo (strepitosa la sua Annalise Keating nella serie Le regole del delitto perfetto), sia sul grande (ha vinto l’Oscar nel 2016 per Barriere ed è stata nominata lo scorso anno per Ma Rainey’s Black Bottom), ha rinnegato più volte la sua partecipazione al film, che proprio quest’anno festeggia il suo decimo anniversario (usciva nelle sale americane il 10 agosto 2011). Il motivo? A causa “della marginalizzazione delle domestiche di colore” e una narrativa da “salvatore bianco”.

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Nella pellicola diretta da Tate Taylor, ambientata negli anni ’60 nel Mississippi, la Davis interpreta Aibileen Clark, domestica di colore in servizio presso facoltose, ed estremamente razziste, famiglie di bianchi. La sua storia si intreccia con quella di Eugenia Phelan, detta Skeeter (Emma Stone), una giornalista bianca del sud interessata a mettere per iscritto, in un libro, le difficili condizioni vissute dalle domestiche, nel culmine del Movimento per i diritti civili.

La Davis è tornata a parlare del suo rimpianto in una recente intervista, di fronte al rinnovato interesse per The Help nato durante le proteste di massa contro la morte di George Floyd.

“Non c’è nessuno che non sia divertito nel guardare The Help. Ma c’è una parte di me che si sente come se avessi tradito me stessa e la mia gente, perché ero in un film che non era pronto a [dire tutta la verità]”, ha dichiarato la Davis, aggiungendo che The Help “è stato creato nel filtro e nel pozzo nero del razzismo sistemico”.

Secondo Viola Davis un grosso problema nel mondo dell’intrattenimento è che “non ci sono molte narrazioni coinvolte nella nostra umanità” e che Hollywood é più “coinvolta nell’idea di cosa significhi essere neri, ma… si rivolge al pubblico bianco”. Secondo l’attrice “il pubblico bianco può sedersi e ricevere una lezione accademica su come siamo. Poi lasciano il cinema e parlano di cosa significhi [ciò che hanno visto]. Non vengono toccati da quello che eravamo”.

In un’intervista con il New York Times riportata da IMDB l’attrice ha concluso:

“Mi sentivo come se, alla fine della giornata, non erano le voci delle cameriere quelle che erano state ascoltate. Conosco Aibileen. Conosco Minny. Sono mia nonna. Sono mia mamma. E so che se fai un film dove l’intera premessa è: ‘Voglio sapere come è lavorare per bianchi e crescere i loro figli nel 1963. Voglio sentire come ti senti davvero’. E questo non l’ho mai sentito nel corso del film.”

Dichiarazioni forti, che un po’ spezzano il cuore ai tanti spettatori che in The Help hanno saputo riconoscere una sapiente miscela di commozione e umorismo nel delicato tema della segregazione razziale.