Matt Damon è Rory, un padre disperato nel pieno di una battaglia legale con l’ex-moglie per la custodia della loro prole e va in terapia dall’analista Donna Rivera (Hong Chau) per dominare l’angoscia. Con lui c’è Casey Affleck, l’ex detenuto Cobby, a formare una improbabile coppia reclutata per far parte di una scalcinata banda e compiere una rapina “sicura”, mirata ai guadagni illeciti di Miccelli (Ron Pearlman), corrotto sindaco di Boston. Che ovviamente non va come progettato, come racconta la vicenda narrata da The Instigators (dal 9 agosto su Apple TV+), heist-comedy diretta da Doug Liman (The Bourne Identity; Edge of Tomorrow – Senza domani; Road House) e scritta da Chuck MacLean e lo stesso Casey Affleck.
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Ciak ha incontrato in esclusiva il regista Doug Liman (tra i suoi prossimi progetti anche il film nello spazio con Tom Cruise, di cui non ha purtroppo potuto anticipare nulla), che si è ampiamente concesso alla nostra curiosità, come vedete di seguito:
In The Instigators si respira un’aria di commedia degli anni ’50, in certi momenti ho pensato a I soliti ignoti. Il cinema italiano fa parte del suo background?
Faccio film di Hollywood, ma vivo a New York e quando non ho vissuto a New York, ho vissuto in Inghilterra, o in Francia. Non ho mai vissuto in Italia, ma ho passato in Europa un discreto periodo di tempo, quindi penso che la mia estetica sia a metà tra Hollywood e l’Europa e vivendo a New York mi sento in mezzo tra due mondi. Poi c’è un altro fattore.
Quale?
Oltre all’influenza europea spero che nei miei film si sentano i sapori delle prime commedie americane. In fondo cerco sempre di fare un western, tutto quello che ho fatto, può essere visto attraverso il filtro del western. Poi, ripensando alla tua domanda, ho assimilato tutto ciò che ha fatto Katharine Hepburn. Il punto è che i film europei e il cinema americano classico sono la mia pietra di paragone, perché i loro personaggi sono grandi. Molte volte oggi a Hollywood c’è una trama grande, o un mondo grande, ma i personaggi sembrano piccoli. Nel cinema italiano invece le personalità sono grandi e forse per questo è stato più facile creare grandi personaggi: io aspiro a fare film in cui la cosa più importante siano i personaggi.
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Matt Damon rivela qui un vero talento comico
Lui ha tempi comici perfetti e la capacità di improvvisare: già avevamo inserito piccoli momenti di commedia persino nel primo Bourne Identity, io cerco sempre di inserire un po’ di umorismo, anche se ora è completamente scomparso da quel franchise. Sono ebreo e nell’ambiente in cui sono cresciuto l’umorismo è stato portato anche nelle situazioni più terribili. In questo film c’è l’umorismo migliore: quando sei in una situazione terribile e puoi ancora amare, l’amore è l’amore più potente che tu possa mai provare, perché è totalmente assurdo.
Rory è decisamente un rapinatore atipico
Abbiamo inventato un personaggio che non si è mai visto prima. Finora c’erano state persone che, dopo avere vissuto seguendo le regole, hanno qualche tipo di esaurimento nervoso e all’improvviso dicono “Fanculo!” e fanno qualcosa di folle. Qui invece, facendo una follia, lui cerca di rispettare le regole con cui ha vissuto la sua vita.
È stato complesso girare l’inseguimento in macchina?
Per me la parte più emozionante è che Rory ha la terapista in macchi- na con lui e che lei, per rimanere in vita, cerca di usare gli strumenti terapeutici. Il mio obiettivo era creare un inseguimento in macchina emozionante, girato in modo che si fosse più interessati a ciò che succede all’interno dell’auto, anche se l’azione vera è all’esterno.
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Le hanno già chiesto di girare Road House 2, realizzerebbe un sequel di The Instigators?
Se sei uno chef e qualcuno ti chiede il bis di un piatto è un segno molto positivo. Quando Amazon ha annunciato di volere un altro Road House, è stato un complimento, quindi sì, mi piacerebbe tornare a lavorare sui personaggi di Matt e Casey, perché insieme sono divertenti e dinamici in un modo che non puoi immaginare. Loro sono cresciuti insieme tutta la vita e questo si vede sullo schermo, un po’ come era successo in Mr. & Mrs. Smith: il successo di quel film doveva molto alla chimica che c’era tra Brad e Angie e che nessun regista avrebbe potuto ricreare.
Entrare nel clan formato da Damon e dai fratelli Affleck è stato complicato?
Avevo già lavorato con Matt, ma mai con Casey, o Ben. Ogni volta che Matt dava un’occhiata alla sceneggiatura, accorciava il monologo che Casey fa nella casa al mare, poi Casey lo allungava, Matt lo accorciava di nuovo e Casey lo allungava ancora. Ho detto a Matt: “Qualunque cosa stia succedendo non ha niente a che fare con il film, ma sono stronzate infantili. Lascia che Casey abbia ciò che vuole!“. Era come una famiglia qualsiasi, con un po’ di follia da tenere a bada: ogni famiglia ha i suoi piccoli segreti che devono rimanere tali.