Un anno, una notte, sopravvivere alla notte del Bataclan

In sala dal 10 novembre Un anno, una notte, di Isaki Lacuesta, storia di una coppia che prova a ricostruirsi dopo essersi salvata dall’attentato del novembre 2015: “Il rapporto con il tempo e il futuro”

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Nahuel Pérez Biscayart e Noémie Merlant, Un anno, una notte

Alle 22 di quel tragico 13 novembre 2015 Ramón era al Bataclan di Parigi con la sua compagna Céline insieme ad altre 1500 persone, quando tre terroristi armati fecero irruzione nel locale. Un anno, una notte di Isaki Lacuesta, presentato in Concorso alla Berlinale 2022, è ispirato al romanzo Paz, amor y death metal di Ramón González, che fu tra chi si trovò travolto dal terribile attacco, causa di circa 90 vittime nel locale parigino.

Il film, in sala dal 10 novembre con Academy Two, si apre con il racconto di quella notte di sette anni fa, in cui un gruppo di terroristi compì una serie di attentati riconducibili all’Isis in alcuni punti chiave nel cuore di Parigi, tra cui il noto locale Bataclan. La storia descrive soprattutto le traumatiche conseguenze che quegli eventi ebbero sui sopravvissuti e sul mondo intorno a loro.

Il regista spagnolo, intervistato da Ciak, racconta che quando il produttore, Ramón Campos, gli propose il progetto di un film ispirato al romanzo di González, non era sicuro di volerlo realizzare.

Da 12 anni stavo lavorando ad un documentario sul terrorismo basco – spiega Lacuesta – e temevo che fare un film sull’attentato al Bataclan fosse troppo complicato e troppo vicino nel tempo. Quando però ho letto il libro di González me ne sono sentito subito coinvolto. Ho voluto incontrare Ramón e Céline e ho compreso quanto differente fosse il loro approccio rispetto a quell’evento”.

Un anno, una notte indaga e narra le dolorose conseguenze psicologiche e relazionali che lo shock e i ricordi di quella notte di inaspettata violenza hanno generato nel rapporto di coppia e nella vita dei due protagonisti, interpretati da Nahuel Pérez Biscayart (120 battiti al minuto, Lezioni di persiano) e Noémie Merlant (Ritratto della giovane in fiamme, Tár).

Mentre lei cerca ostinatamente di dimenticare l’accaduto e guardare avanti, lui continua ad essere perseguitato dal trauma. Il loro amore e la loro vita arrivano ad un bivio e soprattutto Ramón si trova a dover lottare per recuperare la propria dimensione di normalità. “Ramón – dice Lacuesta – aveva paura di morire lì in quella stanza in cui era stato confinato insieme agli altri ostaggi perché pensava che la sua vita fosse un fallimento. Pensava di non aver mai fatto ciò che voleva davvero, sebbene fosse un professionista di successo”.

Il regista spiega di essersi voluto soffermare su questo aspetto universale dei sentimenti del protagonista che induce a riflettere sul senso del tempo e della vita.

Quando i terroristi irrompono all’improvviso nei locali del Bataclan, il riff del concerto rock del gruppo Eagles of Death Metal viene bruscamente interrotto dagli spari delle armi e dalle grida di paura della folla. Per Ramón e Céline è l’inizio di un’odissea che non finisce affatto quando vengono salvati.

Questa tragedia, così come la pandemia, fa pensare a tutte le cose che diamo per scontate, come andare ad un concerto, a come stiamo vivendo e a quanto tempo investiamo su un futuro che non sappiamo nemmeno se ci sarà”, aggiunge Lacuesta.

Senza soffermarsi sulla violenza del momento e attraverso un montaggio che salta costantemente tra linee temporali diverse, Un anno, una notte ripercorre con precisione gli eventi di quella notte e il duro cammino di ricostruzione che i protagonisti, ciascuno a suo modo, hanno dovuto intraprendere.

Nel cinema è sempre difficile rappresentare la violenza di un fatto senza metterla in mostra – sottolinea il regista – Noi dovevamo ricreare quel momento perché era particolarmente importante specialmente per Ramón; non abbiamo, però, mai voluto fare un film sui terroristi, ma sulla vita reale dopo l’attacco”.