Un eroe, Asghar Farhadi: «Racconto il viaggio di un uomo semplice»

L'Intervista di Ciak al due volte premio Oscar Asghar Farhadi, in sala dal 3 gennaio 2022 con "Un eroe"

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Difficilmente lascia il pubblico indifferente e un festival senza premi. In concorso a Cannes, dove ha vinto il Gran Premio Speciale della Giuria con Un eroe, Asghar Farhadi aggiunge un nuovo capitolo al suo romanzo sociale fatto di dilemmi morali che osservano i nervi scoperti di un Paese stritolato tra mille contraddizioni. E se di fronte al mondo, con una lettera aperta sul proprio account Instagram, si difende contro chi gli rimprovera di aver preso posizioni troppo vaghe sulla situazione politica iraniana e di non meritare una candidatura all’Oscar, il regista deve fare pure i conti con un’accusa di plagio mossagli da un’ex studentessa, Azadeh Masihzadeh, che durante un workshop nel 2018 realizzò il documentario, All Winners, All Loosers, centrato sulla stessa storia raccontata da Un eroe.

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Farhadi dice che ad attirarlo è stato «il viaggio di un uomo semplice che per una serie di circostanze diventa un eroe locale, finendo sotto i riflettori. Poi all’improvviso, dal giorno alla notte, gli viene tolto tutto. Mi è capitato spesso di leggere sui giornali storie come questa, con al centro persone comuni divenute famose a causa di un gesto altruistico».

Era tutto già scritto in sceneggiatura?

Sì, ma la mia preoccupazione è sempre che tutto sembri accadere proprio in quel momento, come se stessi realizzando un documentario.

Infatti il realismo è l’elemento dominante del suo stile.

Voglio restare molto vicino alla vita, il pubblico deve avere l’impressione di essere con i personaggi del film. Ma ci sono anche altri livelli che cerco di sviluppare, come il colore, la composizione dell’inquadratura, il set design, gli elementi che introducono piccoli livelli di astrazione senza che l’artificio ci allontani però dal realismo.

Le cose cambiano in continuazione nei suoi film.

La mia narrativa non è mai lineare, ma circolare, e scende sempre più in profondità per scoprire nuovi livelli. Ogni evento ne provoca un altro, tutto è collegato come in un domino.

Perché la città di Shiraz?

Shiraz è tesoro e orgoglio nazionale. E poi avevo diverse ragioni pratiche per stare lontano da Teheran.

Nel film si riflette sulla difficoltà di giudicare persone e situazioni.

Sì, non parlo del fatto che non dovremmo giudicare gli altri, perché in ogni momento della nostra vita prendiamo decisioni che implicano un giudizio. Voglio piuttosto sottolineare la difficoltà di giudicare a causa della complessità della realtà che ci circonda. Il film suggerisce anche che se vuoi fare del bene e proteggere qualcuno a volte devi mentire.

Tornare a girare in Iran è stata una scelta felice?

Lavorare dove sono cresciuto e dove parlo la mia lingua è molto confortante, ma al tempo stesso quando fai un film devi tenere conto di molti altri fattori, come le tensioni che ti circondano. Tornerò a lavorare in Europa? Dipende dalla storia che deciderò di raccontare.

Qual è il rapporto della società iraniana con media e i social?

Oggi c’è più libertà di esprimersi attraverso i social media che stanno diventando una parte importante della vita e delle relazioni degli iraniani. E anche se molti social sono filtrati, la gente trova sempre il modo di aggirare la censura.

La crisi sociale è sempre sullo sfondo dei suoi film.

Non comincio mai a pensare a una storia scegliendo un tema da affrontare. Quando la storia comincia a prendere forma mi accorgo che alcuni temi e riflessioni emergono in modo naturale.

Il tema dell’onore ricorre spesso nel suo cinema.

Se per onore intendiamo reputazione e immagine sociale, penso che sia un valore da difendere a meno che non entri in contraddizione con le nostre aspirazioni, costringendoci a diventare diversi da quello che vorremmo essere.

Che rapporto ha con la critica del suo paese?

L’obiettivo della critica è quello di migliorare i film e quindi sono molto interessato a leggere quello che si scrive. Non mi interessano invece valutazioni che nulla hanno a che fare con il cinema.