Ce lo ha confermato lo stesso Danny Boyle anche a Roma, con 28 giorni dopo inizia una nuova trilogia, nella quale dovrebbe tornare Cillian Murphy, protagonista del film originario del 2002 e qui produttore esecutivo. Di un film che, dopo il 28 settimane dopo di Juan Carlos Fresnadillo, pone nuove premesse e presenta nuovi personaggi. Su tutti Aaron Taylor-Johnson, Alfie Williams, Jodie Comer, Jack O’Connelle Ralph Fiennes., molti dei quali ci accompagneranno anche nei prossimi capitoli.
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IL FATTO
Dopo un breve e cruento prologo, ambientato nel mondo creato in 28 Giorni Dopo, il film ci porta ventotto anni dopo rispetto a quando il virus della rabbia è sfuggito a un laboratorio di armi biologiche seminando morte distruzione nel Regno Unito. La Gran Bretagna è isolata dal resto dell’Europa con una quarantena imposta senza pietà e vigilata da navi da guerra che ne pattugliano le frontiere marine. La piccola comunità di sopravvissuti che vive sull’isola di Lindisfarne (qui ribattezzata Holy Island) è collegata alla terraferma da un lungo sentiero rialzato, percorribile solo con la bassa marea, il che lo rende facilmente difendibile e permette agli abitanti dell’isola rapide incursion per procurarsi rifornimenti e uccidere con archi e frecce gli infetti che incontrano. Quando Jamie (Taylor-Johnson) accompagna il figlio dodicenne Spike (Williams) nella prima incursione sulla terraferma il ragazzo scoprirà i segreti e gli orrori che hanno mutato non solo gli infetti, ma anche alcuni sopravvissuti e – forse – la chiave per salvare la madre malata (Comer) e la sua vita cambierà per sempre, ammesso che sopravviva.
L’OPINIONE
Il regista Danny Boyle e lo sceneggiatore Alex Garland tornano alla guida del franchise dopo essersi limitati al ruolo di produttori esecutivi nel secondo capitolo 28 settimane dopo (2007) di Juan Carlos Fresnadillo, che si concludeva con gli infetti giunti fino in Francia. Boyle e Garland resettano la narrazione riportandola alla realtà doppiamente claustrofobica di una sorta di ulteriore Brexit nella Brexit, con l’isoletta collegata all’isola madre e isolata dal resto del mondo. Tecnicamente la scelta di girare il film utilizzando contemporaneamente fino a 20 iPhone posti a semicerchio nelle scene d’azione, ha permesso al regista di ottenere una visione a 180 gradi da cui attingere le immagini più efficaci in fase di montaggio. Il risultato è una riflessione sull’amore filiale, la vita e la morte offerta dal Dr. Kelson (Ralph Fiennes) quando spiega al giovane Spike il senso del memento mori, ma soprattutto del memento amoris.
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Il film è autoesplicativo per chi non conosca i precedenti. In qualche modo evoca le atmosfere di Il giorno degli zombi (1985) di George Romero.