Berlinale 2023 | Iron Butterflies, la recensione

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Iron Butterflies

Le Iron Butterflies sono dei frammenti d’acciaio modellati per l’appunto con la forma di una farfalla, contenuti dentro la testata di un particolare missile in dotazione all’esercito russo. Quando il missile esplode in aria nelle vicinanze del suo obiettivo, queste farfalle volano a folle velocità penetrando tutto quello che incontrano.

Nella maggior parte dei casi è per questo che un aereo, per esempio, viene abbattuto da un missile, non per l’impatto diretto con lo stesso. È quello che è successo al volo Malaysian Airlines che il 17 luglio del 2014 stava volando tra Amsterdam e Kuala Lumpur, dove purtroppo non è mai arrivato.

Sorvolando il Donbass, il Boeing 777 con 283 passeggeri e 15 membri dell’equipaggio fu colpito da un missile, esplodendo e uccidendo tutte le persone. Precipitò nella campagna del Donbass, dove era già di fatto iniziata la guerra che ancora oggi (mentre scriviamo è esattamente un anno dall’invasione russa dell’Ucraina) è nelle cronache internazionali dei media a causa del quotidiano carico di esseri umani e di dolore.

Iron Butterflies spiega molto bene che questo conflitto viene da lontano, un discorso che il regista Roman Liubyi sta affrontando nei suoi documentari sin dall’inizio della crisi russo-ucraina prima e del conflitto poi.

Liubyi fa un vero e proprio lavoro d’inchiesta, usando gli audio dell’esercito russo che di fatto provano la responsabilità di avere fornito il missile alle milizie separatiste del Donbass, che a loro volta ammettono di averlo usato, convinti di avere abbattuto un aereo militare ucraino.

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I tutorial in pellicola dell’archivio dell’esercito sovietico ci spiegano con dovizia di particolari da dove il missile è stato sparato. Grazie alle immagini degli smartphone dei contadini del Donbass vediamo i resti del Boeing quando hanno appena toccato terra, e con loro anche i corpi dei passeggeri. Tutto questo mentre la popolazione filo-russa gioisce pensando che a morire siano stati degli ucraini come loro.

In questi pochi secondi si comprende l’assurdità di quello di cui l’Europa e il mondo intero sono costretti a essere testimoni da un anno. Liubyi cerca un colpevole, ma la sentenza la fa emettere alla legge, alla commissione d’inchiesta internazionale e fa ai loro componenti sta dire cosa sia successo e chi siano i responsabili. Che ovviamente negano, e continuano a negare, nonostante un’altra sentenza arrivata alla metà di febbraio del 2023 sempre dalla stessa commissione.

Dove non c’era archivio a disposizione, Liubyi si cimenta nella difficile impresa di infondere della bellezza nell’orrore, mettendo in scena dei quadri tra messa in scena teatrale e danza contemporanea che raccontano come il popolo e l’esercito siano in fondo solo delle pedine in un gioco più grande di loro.

Iron Butterflies è un documento prezioso e un film costruito con equilibrio, stile e intelligenza, esponendo i fatti e lasciando che siano gli stessi a inchiodare i colpevoli.

Soprattutto, ricorda che il 24 febbraio è un anniversario buono per i libri di storia. La guerra era cominciata molto prima. E finirà molto dopo.