Il mio amico Robot, IL FATTO: Cane (perché è un cane) conduce una vita solitaria nel suo piccolo appartamento a New York. Decide così di comprare un robot, per avere finalmente un amico con cui potere fare tante cose divertenti. Come andare al mare, ma proprio durante la loro gita a Coney Island Robot si guasterà e resterà bloccato sulla spiaggia. E a quel punto inzierà a sognare…
L’OPINIONE
Pablo Berger ha al suo attivo uno dei film più affascinanti e creativi degli ultimi anni, Blancanieves, una fiaba dark muta e in bianco e nero, come i film di una volta. Dopo la commedia Abracadabra, il regista spagnolo si è imbattuto in Il mio amico Robot sotto forma di graphic novel, scritta e disegnata dalla fumettista americana Sara Varon.
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Innamoratesene, ha deciso di farne un film, il suo primo d’animazione. E ne è venuto fuori un gioiellino, presentato in anteprima mondiale a Cannes 2023 fuori concorso (uscirà in autunno, in Italia ne aveva acquisito i diritti già nella primavera 2022 I Wonder Pictures).
La storia di Cane e Robot si può leggere dal punto di vista di ogni età e da diverse angolazioni. È una parabola sull’amicizia, ma anche sull’amore romantico, i personaggi sono tutti animali o macchine, i generi vengono volutamente annullati per concentrarsi sull’essenza assoluta dei sentimenti, superando ogni barriera sociale e culturale precostituita.
Un esercizio estremamente istruttivo per grandi, soprattutto, e piccini, questi ultimi ancora con la mente sufficientemente limpida per non doversi preoccupare di queste limitazioni.
L’evoluzione del racconto, che passa attraverso i sogni di Robot (quello con la famiglia di uccellini è di struggente poesia) e i tentativi di Cane di socializzare per scacciare il dolore della separazione con l’amico, è un crescendo emozionale che attinge a molte nobili fonti cinematografiche, dai mostri classici della Universal alle commedie romantiche degli anni Ottanta.
D’altronde è proprio questo il periodo storico scelto da Berger per ambientare la storia, nella città che era all’epoca la culla della Pop Culture, a cui il regista spagnolo attinge a piene mani, omaggiando i marchi e gli oggetti che caratterizzarono quegli anni, dalle Jelly Belly ai Cheerios, ma anche la scena artistica, quella della Wahrol Factory e dei suoi fautori (in una scena si vede passare una delle opere più famose di Basquiat.
Importantissima anche la colonna sonora, con il tormentone September (quella degli Earth, Wind and Fire, naturalmente) che fa da contrappunto, in forme ed arrangiamenti diversi, per gran parte del film, e la partitura di Alfonso De Vilallonga, con le parti di piano usate come i bellissimi pezzi di Vince Guaraldi nei film dei Peanuts.
È un film molto bello Il mio amico Robot
Una breve sezione centrale avrebbe meritato qualche taglio in più per dargli maggiore ritmo. ma è un peccato veniale che si dimentica grazie allo struggente finale in cui, com’è giusto che sia, iniziano a scendere le lacrime e si capisce un altro piccolo pezzo di quel grande mistero che è il senso della vita.
Se ti è piaciuto Il mio amico Robot guarda anche: il tono è completamente diverso, non la profondità dei temi. Unicorn Wars di Alberto Vazquez ha vinto il Goya per il miglior film d’animazione 2022 ed è un altro esempio dell’eccellente stato di salute della produzione animata spagnola.