CINEMA KOMUNISTO

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Id. Serbia, 2010 Regia Mila Turajlic Distribuzione Cineclub Internazionale Durata 1h e 41′

In sala dal

4 giugno

La storia di un paese che non c’è più attraverso i suoi film. O anche, se vogliamo, la storia di un cinema che non c’è più attraverso la storia di una nazione. Perché con Tito, la Jugoslavia ora frantumata violentemente in tante nazioni che si odiano, era uno stato di importanza strategica mondiale, comunista non stalinista, e gran parte dei suoi abitanti era orgogliosa di questo, del suo comando e del suo essere redenta e fortificata dalla lotta partigiana. E siccome Josip Broz detto Tito (1892-1980), amava il cinema, l’industria cinematografica di Belgrado arrivò a toccare vertici di importanza e attenzione mondiale. Cinema Komunisto mixa immagini di repertorio, spezzoni di film (anche rari), scene del malinconico e desolante degrado contemporaneo e le testimonianze di vari protagonisti di quei decenni, tra cui spicca l’emozionato e nostalgico proiezionista personale del presidente jugoslavo, che dal 1949 al 1980 proiettò praticamente un film al giorno nella sua casa privata.

Un patrimonio incredibile di ricordi e materiali perduti. Dai fasti mondani (decisamente d’epoca e ruspanti al cinico sguardo dell’oggi) del festival Internazionale di Pola, al cinema di propaganda, alle coproduzioni internazionali (che servivano sopratutto – qui si dice – per fare circolare valuta estera). E poi l’incredibile vicenda di La battaglia della Neretva (1969) di Veljko Bulajic, faraonico progetto mondiale (con un cast con Yul Brynner, Sylva Koscina, Orson Welles, Franco Nero) fortemente sponsorizzato dal Maresciallo; due annate di leva impegnate lì come comparse, l’autentico ponte fatto saltare (ancora adesso giace lì come attrazione turistica), mezzi e armi originali della seconda guerra mondiale: quando si dice kolossal!! Cinema Komunisto, pensato e costruito da Mila Turajlic mostra e riporta alla memoria tutto questo, oltretutto con notevole perizia e arguzia di giochi di montaggio tra battute dei film e immagini d’oggi, accompagnato dai ricordi e commenti dei testimoni, inevitabilmente nostalgici di una precaria grandezza e dignità perdute.

Non pensate a un lamentoso “si stava meglio quando si stava peggio”, c’è consapevolezza delle storture e tanta (auto)ironia (e aneddoti divertentissimi) nelle parole degli attori, dei produttori, dei cineasti, ma c’è anche l’indubbio sconforto di vedere monumentali teatri di posa andare in rovina, con i costumi e gli oggetti di scena marcire lì abbandonati o la casa di Tito devastata dalle bombe e non restaurata. Come dice il pensiero di Jacques Ranciere che introduce il film: “la storia del cinema è la storia della capacità di creare la storia”. Questo magnifico e commovente lavoro prova a ricordarcelo e il festival di Chicago e il Trieste Film festival-Alpe Adria Cinema lo hanno riconosciuto premiandolo.

Massimo Lastrucci