Close, la recensione del film di Lukas Dhont

Vincitore del Grand Prix all’ultimo Festival di Cannes, Close di Lukas Dhont racconta una complicità al maschile ricca di incanto, fragilità e tenerezza che vede protagonisti due adolescenti

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Alla sua opera seconda, per molti la più difficile, Lukas Dhont centra nuovamente il bersaglio e il Grand Prix al Festival di Cannes conferma il talento del 31enne regista belga che anche in Close, nelle sale con Lucky Red dal 4 gennaio, riflette sulla violenza, anche solo psicologica, subita da chi non è conforme alle aspettative della società, da chi sfugge a una convenzionale idea di mascolinità e non riesce a rivendicare il diritto alla propria fragilità. «Penso che Close riprenda i temi di Girl – ha raccontato Dhont – pur essendo un film completamente diverso. C’è una rottura, l’identità resta centrale, ma declinata in un’altra chiave. Volevo prima di tutto fare un film sulla bellezza e la fragilità dell’amicizia.

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IL FATTO

Léo e Rémy, 13 anni, sono sempre stati amici, legati da un affetto fraterno sin da piccolissimi. Ma con l’arrivo in una nuova scuola le cose cominciano a cambiare fino a quando un evento inaspettato li separa. Léo allora si avvicina a Sophie, la madre di Rémy, per cercare di capire cosa è davvero accaduto.

L’OPINIONE

Il senso di Dhont per il cinema è fatto di sguardi e silenzi, ellittiche traiettorie interiori e stati d’animo febbrili che in Close trovano un incanto speciale. In questo nuovo romanzo di formazione il regista belga torna a indagare il tema dell’identità tra scoperta di se stessi ed elaborazione della tragedia e si affida soprattutto all’istinto di Eden Dambrine, che nel volto ha una luce speciale e che con Gustav De Waele trova una complicità nutrita di grazia, mistero, tenerezza e di un legame esclusivo spezzato con rabbia. Nella seconda parte il film ci porta altrove, alla scoperta di sentimenti diversi, più aspri, lasciandoci con la nostalgia di una magia perduta per sempre.

Per cercare ispirazione, il regista è tornato nel villaggio dove abita sua madre, nella sua scuola media. «In fondo faccio film per il bambino che sono stato e mia madre mi ha sempre incoraggiato. Mi ha regalato la prima macchina da presa ed è stata la mia prima attrice quando avevo 12 anni» ha raccontato.

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Il precedente film di Dhont, Girl, miglior opera prima al Festival di Cannes e premio per l’interpretazione di Victor Polster, ma anche Rosetta dei Dardenne, con una giovanissima Émilie Dequenne che qui interpreta la madre di Rémy.

RASSEGNA PANORAMICA
VOTO
close-la-recensione-del-film-di-lukas-dhontBelgio/Paesi Bassi/Francia, 2022 - Regia Luka Dhont - Cast: Eden Dambrine, Gustav De Waele, Émilie Dequenne, Léa Drucker. Durata 1h e 45’ - Distribuzione Lucky Red