Downton Abbey: una nuova era, la recensione

La famiglia Crawley torna sul grande schermo per la seconda volta con un film molto più complesso di quanto possa apparire

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Downton Abbey: una nuova era. Il titolo del secondo lungometraggio tratto dalla serie creata da Julian Fellows è in fondo l’ennesima illusione della famiglia Crawley, che per sei stagioni e quasi trent’anni (nella finzione) ha cercato di fermare il tempo, piegandolo ai voleri dell’aristocrazia britannica che non è mai riuscita a fare suo il pensiero gattopardiano che tutto deve cambiare perché tutto resti immutato.

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Il concetto della nuova era, della modernità che contaminava il secolare diritto divino della nobiltà ha accompagnato la serie sin dalla prima puntata, che si apre guarda caso con il simbolo del futuro affondato da un fenomeno naturale e in cui a farla franca furono i ricchi e i nobili.

Dal Titanic fino alla vigilia del crollo del 1929, questa la parabola temporale che ha accompagnato i fedeli seguaci di Downton Abbey, arrivati di fatto al settimo film, perché altro non erano anche i cinque speciali che hanno contrappuntato le diverse stagioni.

Questa volta tutto ruota attorno a un filarino giovanile della decana Violet Crawley (una come sempre straordinaria Maggie Smith) che ha fruttato per motivi anche a lei misteriosi una splendida villa sulla Costa Azzurra. Il figlio Robert (Hugh Bonneville), sua moglie Cora (Elizabeth McGovern), accompagnati dal fedele genero Tom Branson (Allen Leech) e dalla nuova moglie, vanno sul Continente per indagare e cercare di sapere qualcosa sul misterioso passato di Violet.

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(l-r.) Allen Leech stars as Tom Branson, Nathalie Baye as Mme Montmirail, Elizabeth McGovern as Cora Grantham, Hugh Bonneville as Robert Grantham, Tuppence Middleton as Lucy Branson, Laura Carmichael as Lady Edith, Jonathan Zaccäi as M Montmirail, Jim Carter as Mr. Carson, Imelda Staunton stars as Lady Bagshaw and Harry Hadden-Paton as Bertie Pelham in DOWNTON ABBEY: A New Era, a Focus Features release.
Credit: Ben Blackall / © 2022 Focus Features LLC

Inutile stare a specificare tutta una serie di snodi di trama legati alle stagioni televisive e al film precedente, noti agli spettatori e spoiler imperdonabili per chi invece non l’abbia mai seguita. Quello che rende questa Nuova Era degna d’essere vissuta sul grande schermo è, oltre ai come sempre continui colpi di scena, alle location meravigliose e alla struttura sociale perfetta ricostruita da Fellows, quanto accade non solo nel sud della Francia, ma soprattutto nella casa di famiglia.

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Lady Mary (Michelle Dockery), ormai a tutti gli effetti padrona di casa, decide di affittare Downton a una troupe cinematografica. Un’intrusione che porterà davvero il futuro in una casa ancorata a un passato che sta svanendo. Così come il sonoro fa sparire le divinità del cinema muto, anche il tempo dei Duchi, dei Conti e dei Marchesi è passato. A meno che non si abbracci il cambiamento.

Nel suo apparente immobilismo, Downton Abbey è sempre stato un prodotto a suo modo sovversivo, che ha unito le due anime più lontane tra i sudditi della corona, la nobiltà del countryside e il proletariato che a quelle grandi magioni guardava come ancora di salvezza grazie a una forma di schiavitù regolamentata su medievali interazioni tra feudatario e plebe.

Downton Abbey: una nuova era è il compimento di questa rivoluzione, la genesi di una nuova classe dirigente che fonde il pragmatismo di Tom Branson, entrato come autista il cui destino è diventare il salvatore di una casata in rovina, con l’austera ma magnanima severità di Lady Mary, consapevole di essere un giovane dinosauro che per non estinguersi deve allearsi con questi nuovi organismi, per lei così primitivi, ma forti come solo lo scorrere del tempo sa essere.

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Kevin Doyle as Mr. Molesley in DOWNTON ABBEY: A New Era, a Focus Features release.
Credit: Ben Blackall / © 2022 Focus Features LLC

C’è molto da imparare da questo nuovo e forse non ultimo capitolo di questa saga, come sempre impreziosito da interpretazioni magnifiche, da parte della vecchia guardia della serie naturalmente, con menzioni speciali per Dame Maggie Smith e Kevin Doyle, a cui viene data finalmente la possibilità di dare il meritato spessore alla enorme dignità umana di Mr Moseley.

E per quanto riguarda gli special guest del film, Hugh Dancy, Dominic West e Laura Haddock sono un perfetto triangolo registi-attori di un cinema che fu e che per fortuna continua a essere.

RASSEGNA PANORAMICA
VOTO:
downton-abbey-una-nuova-era-la-recensioneDownton Abbey: una nuova era. Il titolo del secondo lungometraggio tratto dalla serie creata da Julian Fellows è in fondo l’ennesima illusione della famiglia Crawley, che per sei stagioni e quasi trent’anni (nella finzione) ha cercato di fermare il tempo, piegandolo ai voleri dell’aristocrazia...