Ennio, la recensione

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Con l’aiuto delle testimonianze di grandi artisti, interviste e preziosi materiali di archivio, Giuseppe Tornatore traccia un ritratto intimo e a tutto tondo del suo grande amico Ennio Morricone, il musicista più popolare e prolifico del XX secolo, il più amato dal pubblico internazionale, autore di oltre 500 colonne sonore indimenticabili, due volte Premio Oscar e scomparso il 6 luglio 2020.

L’OPINIONE

Che il film di Giuseppe Tornatore su Ennio Morricone (nelle sale con Lucky Red dal 17 febbraio dopo le anteprime del 29 e 30 gennaio) non sia il classico documentario che, secondo la solita formula narrativa, alterna interviste e materiali di archivio, bensì il maestoso, geniale lavoro di un regista capace di unire arte e vita, musica e poesia, per offrire una lettura inedita e personalissima di uno degli artisti più celebrati della storia del cinema, lo si capisce proprio dall’incipit, in cui osserviamo il Maestro intento a fare ginnastica nel suo studio. Movimenti ritmici non troppo distanti da quelli usati per dirigere l’orchestra, atti di quella disciplina che è stata alla base di tutta la vita del leggendario compositore e che la dice lunga sul suo rigoroso approccio al lavoro.

Non che in Ennio, presentato fuori concorso all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, non ci siano interviste e materiali di archivio, anzi. Nel corso di 150 minuti ascoltiamo le parole di numerosissimi testimoni, molti dei quali vale la pena elencare: Clint Eastwood, Quentin Tarantino, Oliver Stone, Terrence Malick, Hans Zimmer, John Williams, Wong Kar-wai, Dario Argento, Bernardo Bertolucci, Quincy Jones, Bruce Springsteen, Carlo Verdone, Marco Bellocchio, Joan Baez, Liliana Cavani, Vittorio Taviani, Lina Wertmüller, Laura Pausini, Gianni Morandi, Paul Simon.

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La grandezza del documentario di Peppuccio, un vero capolavoro, sta nell’invenzione di un “montaggio polifonico” che restituisce una straordinaria sinfonia di voci e suoni mai vista prima in un lavoro del genere. Il ritmo del film è talmente in sintonia con le nostre emozioni da poter durare per sempre, senza sfocature e momenti di stanchezza. E si imparano così tante cose su questo artista, che Tarantino aveva paragonato ai grandi nomi della musica classica come Mozart e Beethoven, da auspicare che il film, godibilissimo anche per i non addetti al lavori, diventi materia di studio, proprio come un manuale di istruzioni, in tutte le scuole dedicate a chi il cinema vuole farlo.

Racconti, aneddoti, curiosità, ricordi, confessioni, gesti si alternano con passione, divertimento e grande semplicità, rievocando sin dall’infanzia e gli esordi, la lunga e prolifica carriera di Morricone, invenzioni e colpi di genio nella canzone pop così come nella musica sperimentale e in quella da film, il suo rapporto con gli spaghetti western di Sergio Leone, la mancata collaborazione con Stanley Kubrick per Arancia meccanica, il rammarico di non aver mai ottenuto la giusta considerazione da quel mondo accademico al quale aspirava, l’ammirazione e l’omaggio di chi gli riconosce di aver cambiato le regole della musica, la commozione sul palco del Kodak Theatre durante la consegna degli Oscar, l’amore per la moglie Maria che gli spezza la voce, i grandi silenzi più eloquenti di tante dichiarazioni di intenti.

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I film di Tornatore che vantano la colonna sonora di Morricone, tra cui Nuovo Cinema Paradiso, La leggenda del pianista sull’oceano, Baarìa, Malèna, L’uomo delle stelle, Stanno tutti bene. Ma leggete anche il libro Ennio. Un maestro. Conversazione (Harper Collins) in cui Tornatore e Morricone discutono del proprio lavoro, ma non solo.

RASSEGNA PANORAMICA
ENNIO
ennio-la-recensioneItalia, 2021. Regia Giuseppe Tornatore. Distribuzione Lucky Red. Durata 2h e 30’.