Ghost Stories: ecco perché è la sorpresa horror della stagione

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Ghost StoriesGran Bretagna, 2017 Regia Andy Nyman, Jeremy Dyson Interpreti Martin Freeman, Alex Lawther, Andy Nyman, Kobna Holdbrook-Smith, Jim Halfpenny, Paul Whitehouse, Daniel Hill, Paul Warren, Nicholas Burns, Deborah Wastell, Louise Atkins Distribuzione Adler Entertainment Durata 1h e 38′

Al cinema dal 19 aprile 2018

LA STORIA – Il dottor Philip Goodman è un personaggio mediaticamente noto per le sue apparizioni televisive in cui è solito sputtanare sedicenti maghi, spiritisti o medium. Un giorno viene contattato e praticamente adescato perché provi a smascherare tre vicende soprannaturali. Non solo si riveleranno inquietanti e spaventose ma alla fine, in qualche modo, lo riguarderanno personalmente.

L’OPINIONE – Oooh, il gran piacere degli spaventi antiqui! Tre episodi brevi e agghiaccianti e un filo conduttore che li tiene assieme sino al twist finale. Parrebbe Ghost Stories “solo” un bel tuffo nel passato del cinema horror inglese (quello di Freddie Francis e della Hammer anni ’50 e ’60, sia pure virato in linguaggio post videoclip), ma nel film si agita qualche cosa di più raffinato.

Innanzitutto l’opera di Jeremy Dyson (regista tv di Psychobitches e membro del gruppo The League of Gentleman, specializzato in humour macabro) e Andy Nyman (che qui è anche il protagonista, anzi lo abbiamo già visto sullo schermo ad esempio nell’ultimo Star Wars e in L’uomo sul treno) nasce come pièce teatrale in verità assai applaudita sui palcoscenici britannici (e anche australiani visto che, nata nel 2010, ha calato l’ultimo sipario laggiù nel 2016).

Il che da una parte ci fa chiedere come avranno fatto in teatro a raccontare siffatta quadrupla vicenda, dall’altra ci fa apprezzare ancor di più il lavoro di trasformazione/ristrutturazione per lo schermo. Non solo per gli effetti speciali e i trucchi, tanto dosati quanto ottimi e abbondanti, ma anche per l’eleganza delle riprese, davvero inusuale per il genere. Tagli di inquadrature e prospettive, riferimenti artistici, intensità di colori, dettagli e riferimenti mai banali alla vita sociale quotidiana non solo british.

Siamo di fronte a un’opera di genere decisamente superiore alla media, con attori molto bene in parte, a partire dalla star Martin Freeman, sardonica e maligna come un personaggio diabolico (che magari non è), ma citando anche il 22enne Alex Lawther che sa trasmettere il panico più incontrollato con notevole padronanza di mezzi (non per caso la sua performance in The Imitation Game è stata segnalata come la miglior performance dell’anno 2015 da parte di un giovane attore). Davvero la sorpresa che non ti aspetti!