Heretic, la recensione del thriller religioso con Hugh Grant

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Heretic

Lo scontro tra il Bene e il Male si fa confuso, i ruoli sembrano sempre sul punto di rovesciarsi nell’Heretic di Scott Beck e Bryan Woods che dal 27 febbraio Eagle Pictures distribuisce nei nostri cinema. Un inquietante thriller psicologico che ci offre l’opportunità di godere di Hugh Grant in una veste piuttosto inedita, quella che anche Sophie Thatcher e Chloe East scoprono gradualmente nel film che la presentazione sintetizza nella frase “La loro missione. Il suo gioco”, mettendo in contrapposizione i ruoli dei tre personaggi in questione.

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IL FATTO

Quando Sorella Barnes (Thatcher) e Sorella Paxton (East), due giovani missionarie della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, bussano alla porta sbagliata durante il loro giro di ‘conversioni’, il loro destino si lega a quello del signor Reed (Grant), un uomo tanto affascinante e intelligente quanto inquietante e impenetrabile. Intrappolate in un gioco di provocazioni e rivelazioni, le due ragazze dovranno affidarsi alla ragione più che alla fede che le muoveva prima di entrare in quella casa, l’arma migliore a loro disposizione per cercare di uscirne.

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L’OPINIONE

In molti, da sempre, hanno giocato con le convinzioni più salde di ciascuno di noi, rovesciandole, mettendole il dubbio, e Heretic non fa eccezione, almeno in questo. Sin dall’incipit, nel quale il film ci invita a empatizzare con le due povere sprovvedute parrocchiane, pecorelle predestinate in attesa di questo o quel lupo, come noi, pronti a incontrare il solito maniaco psicopatico al centro del solito thriller travestito da horror. E invece…

Ad aprire la porta della più classica delle case isolate in una serata di pioggia non è  il Riff Raff del Rocky Horror Picture Show, ma un sorridente e placido Hugh Grant, in quella che promette di diventare una delle sue interpretazioni più indimenticabili e riuscite. Come rifiutare il suo invito ad accomodarci, e come non seguire con la massima attenzione il suo crescendo intellettuale del quale tutti penseremo di poter intuire l’obiettivo e le mire, sbagliando ogni volta. Per merito dell’accoppiata Beck & Woods, che dopo la regia di 65 – Fuga dalla terra (nonostante le sceneggiature dei vari A Quiet Place e in attesa del prossimo strano revenge sci-fi Sovereign) avevano giusto bisogno di un colpo ben assestato per recuperare terreno.

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Che siate mormoni, cattolici, ebrei, atei o pastafariani, attenzione a crogiolarvi nelle vostre sicurezze, o a lamentarvi dell’assenza di colpi di scena o dell’azione sulla quale pensavate di poter contare, qui – tanto per parafrasare il buon WOPR – l’unico modo per godersi lo spettacolo è stare al gioco, e aprire la mente, visto che elemento fondamentale nello sviluppo del rapporto tra ‘vittime’ e ‘carnefice’ è proprio la sfida alle suggestioni che ci vengono imposte, inculcate o che generiamo in noi stessi solo sulla base di una appartenenza al contesto sociale di nascita. Un confronto sul piano della logica – più che sulla fede – che ha grandi antesignani e che rende accettabile il confinamento in un habitat emotivo ricco di spunti e rivelazioni, nel quale anche la tensione, l’ansia e l’inquietudine sono figlie di ipotesi, previsioni e dimostrazioni (oltre che delle scelte di Chung-hoon Chung, abituale direttore della fotografia di Chan-wook Park).

Il paragone con il Monopoli (“Milioni di persone ci hanno giocato, pochi lo hanno finito, come la Bibbia“) e il suo legame con The Landlord’s Game, la possibilità di desiderare la propria morte alla fine della tenzone e il disvelamento di una realtà terrificante per il suo mettere in discussione i principi e le basi stesse della nostra esistenza, danno a Heretic il carattere di un horror molto particolare. Nel quale il bisogno di sopraffazione e di controllo sono alla base del lungo sfoggio di filosofia, che non elimina il rischio di errori, da parte di tutti. Perché tutti sono (siamo) costretti a fare una scelta, tra fede e scetticismo, tra vita e morte, tra salvezza e vita eterna, tra vero e falso. Ed è solo nel finale che si chiariranno le idee – dopo lo svelamento di dark side inattesi (e della tanto agognata violenza) – ma nemmeno troppo, e che si farà più evidente il parallelo con i modellini dei poster ufficiali. Sorprese, più o meno prevedibili, che nulla toglieranno all’interessante analisi comparativa delle religioni che da millenni vendono paradisi veri o artificiali all’Umanità e delle loro particolarità e/o dinamiche comunicative.

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RASSEGNA PANORAMICA
VOTO
heretic-la-recensione-del-thriller-religioso-con-hugh-grantId., Usa, 2024. Regia: Scott Beck e Bryan Woods. Con: Hugh Grant, Chloe East, Sophie Thatcher, Topher Grace, Elle Young. Durata: 1h e 50'. Distribuzione: Eagle Pictures. Uscita: 27 febbraio.