Il piacere è tutto mio, la recensione del film con Emma Thompson

Il piacere è tutto mio, la commedia presentata al Sundance Film Festival e interpretata da Emma Thompson al cinema dal 10 novembre

0
Il piacere è tutto mio

Nancy Stokes è un’insegnate in pensione, vedova, con un vuoto da colmare nella vita: non sa cosa sia un orgasmo. Nel suo lungo matrimonio con figli ha sempre fatto sesso per dovere, senza piacere e senza esplorare le molte sfumature dell’intimità. Per questo ha preso una decisione: assoldare un professionista che la guidi in un territorio a lei sconosciuto. Il prescelto è il giovane e bellissimo Leo Grande. Ma quello che doveva essere un semplice rapporto professionale si trasforma in qualcosa di molto più profondo.

LEGGI ANCHE: Il piacere è tutto mio, Emma Thompson alla ricerca del piacere

Se c’è una cosa buona che ha fatto il Covid per il cinema è stata la necessità per gli autori di raccontare le storie assecondando le necessità produttive che la sicurezza sul set ha imposto per quasi due anni. Uno dei sotterfugi più semplici è ovviamente quello di lavorare con pochi attori in location limitate. Esistono condizioni necessarie e sufficienti però perché le cose vadano per il verso giusto: una regia attenta, una sceneggiatura a orologeria e, soprattutto, attori di altissimo livello.

Tre elementi che non mancano a Il piacere è tutto mio (ammiccante e intelligente titolo italiano per Good Luck to You, Leo Grande).

Sophie Hyde, regista australiana di cui vale la pena di recuperare i due precedenti film, 52 Hours e Animals, gestisce benissimo la sceneggiatura di Katy Brand, attrice e stand up comedian britannica che si è fatta le ossa facendo ridere il pubblico nei pub londinesi con gustosi monologhi spesso incentrato sul rapporto che molte suddite di Sua Maestà hanno con il sesso e con il corpo. Se poi a dare un’anima a Mrs Stokes è poi una Emma Thompson in stato di grazia, allora il gioco è fatto.

il piacere è tutto mio
Emma Thompson e Daryl McCormack in una scena di Il piacere è tutto mio

Il piacere è tutto mio tratta con grande delicatezza, schiettezza e senza pruderie un argomento che per molti è tabù, quello della sessualità femminile nella mezza età e oltre. La storia ha un forte sottotesto politico e sociale, radicato nella cultura britannica ma applicabile a tutte quelle situazioni in cui le convenzioni di una borghesia ipocrita hanno provocato traumi irreversibili a generazioni di donne che dovevano essere moglie e madri rispettabili, in pubblico come in camera da letto.

LEGGI ANCHE: Il piacere è tutto mio, Emma Thompson tra fantasie e gigolò (trailer)

Retaggi di preistoriche società patriarcali, in cui la figura femminile veniva (e viene) trattata in maniera ignobile, comportamenti che negli anni hanno provocato danni irreparabili e di cui solo adesso ci si sta accorgendo a pieno, senza però ancora il necessario pentimento da parte di chi ne è stato causa.

Mettendo da parte queste fondamentali aspetti per tornare a esplorare quelli squisitamente cinematografici, Il piacere è tutto mio è una sofisticata piece teatrale ambientata in una camera d’albergo che grazie all’ottima regia e al sapiente montaggio non limita l’azione dei due protagonisti. Spazio e tempo sono gestiti con maestria, il ritmo tra i due personaggi è perfetto, senza tempi morti o stanchezze narrative.

E se Emma Thompson è una sicurezza (interpretazione per cui meriterebbe una candidatura all’Oscar), la bella sorpresa è Daryl McCormack, noto agli appassionati della serie Peaky Blinders ed ennesimo talento sfornato dall’inesauribile scuola britannica.

RASSEGNA PANORAMICA
VOTO:
il-piacere-e-tutto-mio-la-recensione-del-film-con-emma-thompsonNancy Stokes è un’insegnate in pensione, vedova, con un vuoto da colmare nella vita: non sa cosa sia un orgasmo. Nel suo lungo matrimonio con figli ha sempre fatto sesso per dovere, senza piacere e senza esplorare le molte sfumature dell’intimità. Per questo ha...