Il protagonista de La fiera delle illusioni – Nightmare Alley è Stanton Carlisle, un uomo senza passato che vaga per l’America della Grande Depressione. Viene assunto in un luna park itinerante, dove conosce Pete, un vecchio alcolista che una volta era un grande mentalista.
Stan apprende i segreti di quell’arte, che metterà in pratica con grande successo con l’aiuto di Molly, la ragazza di cui si è innamorato. Ma neanche lei riesce a mettere freno alla brama di denaro e potere dell’amato.
Dopo il Leone d’oro veneziano e gli Oscar come miglior film e regia per La forma dell’acqua, Guillermo Del Toro torna dietro la macchina da presa esplorando un nuovo genere, il noir classico.
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Lo fa portando sullo schermo il romanzo omonimo di William Lindsay Gresham, che aveva già avuto una prima trasposizione nel 1947 con protagonista Tyrone Power. Qui a calarsi nei panni del protagonista dall’anima oscura è Bradley Cooper, che ben si presta a interpretare un personaggio d’altri tempi in questa messa in scena come sempre di grande atmosfera, che mescola l’iconografia del decennio più tragico del Novecento americano con i colori e le forme oniriche care al regista messicano.
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C’è anche una profonda ricerca cinefila ne La fiera delle illusioni, che ha come principale riferimento naturalmente i classici del genere, ma che guarda anche in maniera sorprendente al Fellini de La strada, che il regista omaggia apertamente in tutta la prima parte del film. Del Toro controlla gli eccessi e i virtuosismi a cui ci ha abituati e ne viene fuori un film elegante nella forma e nel contenuto, con un cast ricchissimo e in ottima forma, con Cate Blanchett meravigliosa femme fatale arrivata direttamente dagli anni Quaranta, e Richard Jenkins in un ruolo inedito in cui dà per l’ennesima volta prova del suo enorme talento.
La fiera delle illusioni è un raffinato divertissement che si lascia godere e che porta avanti anche una interessante riflessione sulla natura umana e sull’ineluttabilità del destino.
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Recuperate alcuni classici del noir degli anni d’oro, come La fiamma del peccato di Billy Wilder e La dalia azzurra di George Stevens, rispettivamente con Barbara Stanwick e Veronica Lake, le dark lady per eccellenza.
