Loro 1, ecco com’è il Berlusconi di Paolo Sorrentino

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Italia, 2018 Regia Paolo Sorrentino Interpreti Toni Servillo, Elena Sofia Ricci, Riccardo Scamarcio, Kasia Smutniak, Euridice Axen, Fabrizio Bentivoglio, Roberto De Francesco, Dario Cantarelli, Anna Bonaiuto, Giovanni Esposito, Ugo Pagliai, Lorenzo Gioielli, Ricky Memphis, Alice Pagani, Elena Cotta, Iaia Forte, Duccio Camerini, Yann Gael, Mattia Sbragia, Max Tortora, Milvia Marigliano, Michela Cescon, Caroline Tillette, Roberto Herlitzka Distribuzione Universal Pictures Durata 1h e 54′

Al cinema dal 24 aprile 2018

LA STORIA – Sergio Morra da Taranto è un faccendiere cocainomane che pensa in grande. Muove le sue escort per vincere appalti, ma il suo sogno è avvicinare Lui, Silvio. Ma non è facile! Riesce a Roma ad avvicinare, tra una orgia e una festa, una sua amica, l’enigmatica Kira, ma intanto viene costantemente rimbalzato dalla segretaria ufficiale. L’unica è provare ad avvicinarlo in Sardegna, nella mitica villa, durante le vacanze. Così il Morra, per farsi notare, organizza scatenati party con l’aggiunta di balletti sullo yacht. Intanto Silvio (che peraltro l’ha notato) è impegnato a riconquistare il cuore di una disillusa Veronica e organizzarsi per ritornare a essere Presidente del Consiglio, difendendosi nel contempo dalle manovre di chi lo vorrebbe scalzare dalla guida del partito.

L’OPINIONE – Prima parte di un’opera che dilatatasi nel tempo si è preferito dividere in due capitoli, Loro 1 appare ulteriormente spaccato in due. A un inizio che mescola intrallazzi, sesso, droga e piccinerie con una sorta di metafisica del potere con enigmi (appare anche una figura che tutto può, chiamata allusivamente Dio: “lo chiamiamo così perché nessuno di noi lo ha mai visto”), si prosegue incentrando tutto su di “Lui” (sino a quel punto presenza/assenza solo incombente e da tutti evocata), ovvero una esilarante e micidiale catena di sketch con il nostro antieroe trionfante che guitteggia, pontifica, spara battute, apparentemente superficiale e frivolo, in realtà capace anche di improvvise spietatezze politiche; soprattutto corteggia da viveur consumato la consorte Veronica, a sua volta malinconicamente avvinghiata alla lettura di libri Adelphi e di José Saramago.

Qui si ride di gusto, anche a mascelle aperte, proprio mentre sino a poco prima la lunghezza delle orge cimiteriali, delle scene di sesso con l’insistenza sul simbolico aveva fatto arricciare il naso se non sbadigliare (a volte sembrano scene riprese da La grande bellezza, oltretutto con dialoghi scarsi di sapidità). Ovviamente, “a prescindere” come direbbe Totò (a cui ogni tanto si pensa, specialmente nelle geniali scenette quasi dal sapore “partenopeo” nella immobilità estiva della villa con tanto di vulcano nella caletta sarda) dalla visionarietà maestosa di alcune sequenze, a volte davvero sublimemente misteriose (la pecora che entra nella villa e muore apparentemente per colpa dell’aria condizionata, mentre la tv trasmette le immagini senza sonoro di un quiz con Mike Buongiorno), altre costruite comunque meravigliosamente (un corteo di escort truccate/smandrappate nella notte, a camminare lungo il Tevere, assiste al volo di un camion della nettezza urbana con tanto di “significativa”-vabbé….- esplosione e pioggia di rifiuti).

Servillo, “imprigionato” in un trucco da farsa napoletana (appunto!) che ne disumanizza le smorfie è gigantesco, macchietta parodistica che diventa sublimato; Elena Sofia Ricci è ironicamente raffinata nei panni una sconfortata consorte che cerca rifugio nella cultura e nell’arte; Bentivoglio ritaglia il ruolo di un ex ministro, un po’ praticone un po’ gaglioffo, di ottima finezza per humour e volgarità (sì, bisogna essere fini per fare i volgari bene); Scamarcio è l’italiano “vero”, carrierista e senza scrupoli, vergogna di suo padre e pronto a usare tutti ed essere usato da tutti, come esige il senso morale (diciamo moralistico?) di tutto questo progetto cinematografico. A questo punto attendiamo che i due “tipi” si incontrino finalmente nel seguito, facendo esplodere, speriamo non in senso metafisico (alla Petri in sedicesima, per farci capire) una storia per ora sospesa, “tutta documentata, tutta arbitraria”, parafrasandone una frase.