Red, la recensione

La recensione del nuovo film d’animazione Pixar dall'11 marzo su Disney+

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Una mattina Gregor Samsa, al risveglio da sogni agitati, si risvegliò nel suo letto trasformato in un enorme insetto. È l’incipit de La metamorfosi di Franz Kafka, tra le più evidenti (e dichiarate) fonti d’ispirazione per il film d’animazione Pixar Red (dall’11 marzo su Disney+). Qualcosa del genere, infatti, accade anche alla tredicenne sino-canadese Mei Lee: che dal canto suo si ritrova mutata… in un grande e soffice panda rosso.

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Come tutte (ma proprio tutte) le donne della famiglia, compresa l’apprensiva madre Ming Lee, la ragazzina ha infatti ereditato da un’antenata il potere mistico di trasformarsi in panda. Accade alla protagonista ogni qual volta affiorino in lei forti emozioni, negative o positive: particolarmente difficili da controllare in quella delicata fase di cambiamenti fisici e psicologici che è la preadolescenza.

Red

Ed è una divertente fanta-teen-comedy questo lungometraggio d’esordio della regista Domee Shi, già premio Oscar per il corto animato Bao (2018). Ma nella sua pregevole gavetta ci sono anche le collaborazioni a Gli incredibili 2, Toy Story 4 e Inside Out. Quest’ultimo è certo il parente più prossimo di Red, essendo nuovamente in gioco i temi della gestione delle emozioni, della crescita personale e del rapporto tra genitori e figli. E se qui non ci troviamo di fronte alla capacità di creare mondi visionari tipica dei capolavori Pixar (da A Bug’s Life al recente Soul passando per Monsters & Co., Wall-E e lo stesso Inside Out), nondimeno la regista trova una via felice e personale per rivolgersi a spettatori di tutte le età.

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Attingendo, prima di tutto, al suo vissuto personale: «è sicuramente ispirata a me», dice Shi parlando della sua Mei Lee: alle prese con i contrasti, gli imbarazzi e le inadeguatezze della sua età, brillante a scuola ma divisa tra il forte legame con la madre (col suo pressante carico di aspettative) e la complicità con le tre inseparabili amiche non proprio ben viste dalla genitrice. Che, neanche a dirlo, non manderebbe mai Mei Lee al concerto dei 4 Town, band-idolo delle ragazzine. Per quest’ultime, recarsi (o non recarsi) all’evento sarà dunque il banco di prova per (iniziare ad) affermare le proprie personalità in formazione emancipandosi da divieti e pregiudizi degli adulti. E chissà che il “potere del Panda” non possa tornare utile allo scopo.

Nella versione italiana, non per nulla, sono coinvolti nel doppiaggio una pattuglia di giovani star tra musica ed entertainment per giovanissimi: dal vincitore di X-Factor BALTIMORA ai Karakaz passando per Moonryde. Ma il film, ambientato nella Toronto del 2002, è anche e soprattutto un gustoso caleidoscopio di citazioni dalla cultura pop degli anni Novanta e primi Duemila, tra anime (Sailor-Moon e naturalmente Ranma), film (il primo Spider-Man, che uscì proprio quell’anno), serie tv (soprattutto le teen-comedy alla Lizzy McGuire) e appunto musica, con i 4 Town che riportano alla mente gruppi come i Backstreet Boys e i Blue.

Ma il ricco gioco di omaggi e trovate umoristiche resta sempre e comunque al servizio dei personaggi (tutti finemente caratterizzati) e della storia che ci vuole raccontare Shi. La quale dimostra di aver fatto suo il primo insegnamento del maestro-produttore Pete Docter: «non vi preoccupate dello stile per lo stile e assicuratevi che ci sia sempre una ragione dietro». Quella di Red sembra essere (anche) farci riflettere con leggerezza sulla nascita di una nuova generazione che riesce a venire a patti con la complessa eredità culturale e affettiva di chi li ha preceduti. Dimostrandogli (e dimostrandoci) che anche le pulsioni più ingombranti e disorientanti vanno accettate come una parte di noi. A volte persino la più preziosa.

RASSEGNA PANORAMICA
RED
red-la-recensioneUSA, 2022 - Regia: Domee Sh - Cast voci: Rosalie Chiang, Sandra Oh - Distribuzione: Walt Disney