TRE CUORI

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3 coeurs, Francia, 2014 Regia: Benoît Jacquot Interpreti Benoît Poelvoorde, Charlotte Gainsbourg, Chiara Mastroianni, Catherine Deneuve, André Marcon Sceneggiatura Benoît Jacquot, Julien Boivent Produzione Alice Girard, Eduard Weil Distribuzione Bim Durata 1h e 40′

In sala dal 

6 novembre

In una città di provincia una sera Marc, ispettore delle imposte, incontra Sylvie poco dopo aver perso l’ultimo treno per rientrare a Parigi. Insieme vagano per la città sino all’alba parlando di tutto tranne che di se stessi e vivendo una meravigliosa complicità. Il mattino seguente Marc prima di ripartire dà appuntamento a Sylvie a Parigi, qualche giorno dopo. Sylvie ci sarà, Marc no, bloccato da un improvviso malore. Lei andrà via delusa, lui la cercherà invano, poi troverà un’altra donna senza sapere che Sophie è la sorella di Sylvie. E quest’ultima mai accetterebbe di farle del male al sangue del suo sangue.

Impegnato per la prima volta ad esplorare tormenti ed emozioni maschili, Jacquot, noto come il regista delle donne, realizza un melodramma classico venato da thriller psicologico che alterna grossi salti temporali e immersioni un presente esplorato nei minimi dettagli. Percorrendo fino in fondo il cammino che da un appuntamento mancato giunge all’inevitabile epilogo (rievocando il gioco di Sliding Doors), il regista ci racconta con il giusto carico di tensione e suspance, seppur con ritmo diseguale, il lento, inesorabile arrendersi del protagonista alle ragioni del cuore, che qui oltre a essere il simbolo per eccellenza dei sentimenti umani è pure un organo assai capriccioso e imprevedibile. Lo scontro tra una vita minuziosamente programmata e l’irrompere del caso con il suo carico di violenta irrazionalità avrà infatti conseguenze fisiche oltre che morali. Peolvoorde non sempre riesce a convincerci di essere l’uomo dei sogni, la Mastroianni e la Gainsbourg, che qui incarnano due diversi tipi di femminilità, sono assai credibili nei panni di due sorelle, mentre la Deneuve, intenta sempre a spignattare, è la madre che tutto vede e comprende. Incomprensibile e decisamente superflua invece la decisione di inserire a un certo punto della narrazione, e sporadicamente, una voce narrante fuori campo.

Alessandra De Luca