Untitled – Viaggio senza fine tra Europa e Africa con la voce di Nada

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Austria, 2017 Regia Michael Glawogger, Monika Willi Interpreti Nada, Birgit Minichmayr Distribuzione ZaLab Durata 1h e 45′

Al cinema dal 30 aprile 2018

LA STORIA – “Voglio solo girare il mondo per un anno riprendendo tutto quello che mi passa davanti”. Seguendo questo “non-principio”, il cineasta austriaco Michael Glawogger ha girovagato nel 2014 tra Europa e Africa, riprendendo tutto ciò che gli pareva strano, significativo, spiazzante, degno di essere ripreso. Morto improvvisamente il 22 aprile 2014 in Liberia per un attacco di malaria senza quindi poterlo ultimare, il film è stato completato dalla montatrice Monika Willi, facendo leggere i testi che il cineasta ha scritto da Nada (questo per la versione italiana, naturalmente).

L’OPINIONE – La storia di questo film è interessante come quasi tutte le immagini di questo “viaggio senza fine” (qualcuno ha parlato di una “ri-scoperta del mondo”). Glawogger era un classico, vivido, cineasta da festival, con 20 titoli in curriculum di cui svariati documentari. Scoperto internazionalmente a Venezia nel 2006 con Workingman’s Death, seguito da Whore’s Glory (premio speciale della Giuria Orizzonti, sempre a Venezia nel 2011), nel 2014 ha codiretto con altri 5 autori (tra cui Wenders, Redford e Michael Madsen) il documentario collettivo Cattedrali della cultura, presentato a Berlino (il suo segmento era sulla Biblioteca nazionale russa). E poi, dopo questo progetto, quello a lui più caro, come dice all’inizio di Untitled: “Vorrei girare un film che non si fermasse mai”.

In ogni caso, il risultato (postumo) è comunque qualcosa di estremamente strutturato e sorvegliato. Immagini molto forti d’Africa, dove ad esempio bambini e capre di disputano i rifiuti di una discarica all’aria aperta in un semi-deserto ed Europa, citiamo lo sguardo sui paesi dei Balcani con le case ancora scolpite e scavate dai proiettili della Guerra Civile, senza che nessuno riesca o forse voglia provare a cancellare e ricostruire. Peraltro sequenze tutte notevolmente orchestrate (l’autenticità va a braccetto spesso con la strutturazione), con una preferenza di sguardo centrato, davanti o alle spalle, sul protagonista momentaneo così seguito o anticipato.

E se c’è il sospetto che qualche situazione sia ricostruita quasi “ad uso” del regista, nondimeno la forza di quello che viene mostrato, lo scontro quasi abbacinante tra la miseria, l’innocenza, e l’immanenza della natura (con riprese di stormi di uccelli che ricordano magari quelle utilizzate da Malick o l’assoluta tenerezza e pietas che provocano le capre e gli asini che si scontrano legati) è da cinema di poesia di altissimo livello che la voce di Nada, qui ovviamente non cantante ma solo recitante, ben accompagna con frasi di una retorica sommessa ma non invasiva (“la maggioranza degli addii è inutilmente teatrale”), di una spiritualità che non rinuncia alla materia e alle contraddizioni della Storia.