AltaVoce, la recensione in anteprima del film di Massimiliano Russo

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Dopo aver annunciato il termine delle riprese del film intitolato AltaVoce, abbiamo visto in anteprima l’opera scritta e diretta da Massimiliano Russo. Prodotto dalla Change of (he)art, società di produzione indipendentefondata dallo stesso regista, è nata con lo scopo di sostenere queste opere e promuoverle, con la speranza che possa cambiare il sistema di distribuzione cinematografica italiana. AltaVoce sarà disponibile nelle sale cinematografiche da ottobre 2022.

La sinossi di AltaVoce

AltaVoce porta sullo schermo quattro storie che trattano diversi tipi di violenza: violenza affettiva, violenza sul lavoro, violenza di genere e violenza razziale. Tutte le storie, apparentemente dissimili tra loro, sono legate nella trama del thriller psicologico meta-cinematografico, che mostra come siano unite dalla stessa matrice esistenziale. Quattro personaggi in abiti ottocenteschi si risvegliano legati e imbavagliati, rinchiusi all’interno di diverse stanze di un grande palazzo.

Le loro voci-pensiero raccontano le loro storie e si interrogano sul significato della loro esistenza. Ma a chi appartengono le voci che sentiamo? Sono quelle dei personaggi che vediamo? Le voci-pensiero si invertono: quella che si credeva appartenere ad un personaggio ora appartiene ad un altro?

Gli attori che hanno preso parte al film sono Monique Cynthia Brown (Black Mirror), Paola Roccuzzo (Transfert), Sean Cronin (Mission: Impossible – Rogue Nation), Luigi Renzi e Nicola Diodati (Il commissario Montalbano).

La recensione del film

Il film racconta attraverso delle voci fuori campo, quattro storie, per la precisione due uomini e due donne. Queste narrazioni vocali portano lo spettatore all’interno dei loro micromondi personali, caratterizzati da situazioni claustrofobiche e difficili da poter vivere senza subirne ripercussioni. La violenza viene declinata in tutte le sue sfaccettature e in diversi ambiti, da quella affettiva, alla violenza sul lavoro, di genere e violenza razziale. A incuriosire e rendere il racconto più articolato, la continua incertezza nella quale si trova il pubblico. Un senso di incertezza caratterizzato dalle voci di ognuno di loro che finiscono con il mescolarsi.

I protagonisti, di cui non conosciamo i nomi – forse perché potremmo essere tutti protagonisti a nostra volta, di storie del genere – a un certo punto cambiano radicalmente look e location, portando avanti le loro storie personali, mostrando con un montaggio alternato, cosa affligge le loro esistenze. Chi è ossessionato dalla morte ma usa droghe pesanti, chi si trova a dover combattere con minacce da parte di uno stalker, chi veste la divisa della polizia con il compito di proteggere le persone ma in realtà diventa responsabile di un crimine e chi è costretta a vendere il proprio corpo per sopravvivere.

Il confluire delle voci, a volte in maniera sovrapposta, porta lo spettatore a immaginare a chi appartenga la storia in questione. A chiudere il cerchio, l’entrata di una quinta voce, di colui che è il filo conduttore di queste storie incentrate su ogni tipo di violenza, argomento quanto mai contemporaneo. Girato tra la Sicilia e Londra, in AltaVoce vengono messi in evidenza diversi concetti, uno fra tutti il confine fra quello che riteniamo essere noi stessi e ciò che riteniamo essere gli altri.

Russo realizza un coro emotivo dal sapore antico e moderno insieme, coinvolgendo lo spettatore in una esplorazione psicologica profonda e ricca di sfumature.