“IL TRONO DI SPADE 6”: BATTLE OF THE BASTARDS – LA RECENSIONE

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ATTENZIONE: L’ARTICOLO CONTIENE SPOILER

Grandiosa. Iperbolica. Adrenalinica. È difficile definire in modo univoco Battle of the bastards, la nona puntata della sesta stagione de Il trono di Spade.

L’epico scontro tra Jon Snow e Ramsay Bolton, che attendevamo dopo settimane di noiosa quiete, è arrivato dimostrando tutta la grande capacità produttiva di HBO – lo sfoggio di effetti speciali è da film kolossal – ma anche l’abilità degli sceneggiatori di farsi perdonare gli ultimi tre episodi che avevano lasciato il pubblico affamato. Un po’ come i cani del Lord di Grande Inverno. Ma andiamo con ordine. La puntata si apre a Meereen. Giusto per farci soffrire qualche minuto in più. Nella città sotto attacco i dothraki e i draghi di Khaleesi affrontano gli schiavisti. La potenza di fuoco di Daenerys Targaryen è così sfacciatamente superiore da non lasciare dubbi su chi possa trionfare: i nemici vengono messi subito in ginocchio e spetta a Tyrion chiudere la partita. Lannister, saggio e lungimirante, sceglie la strada della clemenza per sopraffrare l’avversario. Insomma Westeros ha il suo Giulio Cesare ma ancora non lo sa.

In città però sono arrivati anche i Greyjoy. Tra Yara e la Madre dei Draghi l’intesa è immediata: le due donne hanno molto in comune. Sono combattive e ambiziose. Perfette per stringere un’alleanza e andare alla conquista dei Sette Regni. I giochi per conquistare il trono di spade sono sempre più una questione tutta femminile. La dimostrazione lampante è il ruolo cruciale di Sansa Stark a Grande Inverno. Durante il concilio di guerra la ragazza viene tenuta ai margini perché combattere è cosa da uomini. Scelta sbagliata e controproducente dato che la giovane è l’unica a conoscere la perversa mente sadica di Bolton. Jon Snow non le dà credito nemmeno quando a malincuore l’alter ego di Sophie Turner preannuncia l’inevitabile morte del fratello Rickon, ostaggio di Ramsay. Quando però gli uomini scendono sul campo di battaglia, lo scontro si trasforma subito in una carneficina. L’ex Lord comandante non è adatto per stare al vertice della gerarchia e, infatti, rischia subito di essere sopraffatto. Pessimo segnale per chi lo vorrebbe come dominus di Westeros. In un tripudio di spade, cavalli, cadaveri e sangue sarà la sorella ad intervenire con le truppe di Ditocorto salvando tutti da morte certa.

Grazie all’abilità politica della ragazza il vessillo degli Stark torna dopo molto tempo a sventolare a Grande Inverno. A questa enorme soddisfazione si unisce poi l’attesissimo momento di dire addio al perfido Bolton. Il folle e sanguinario Ramsay muore divorato dai suoi stessi cani. Fine cruenta e brutale che avviene sotto lo sguardo freddo e compiaciuto di Sansa. Particolare allarmante perché annulla la superiorità morale della ragazza rispetto al suo carnefice. Si chiude così un cerchio. Lo show perde Iwan Rheon perfetto nei panni del cattivo ed abile a non fare diventare mai il suo personaggio una macchietta, compito non facile, a volte la sceneggiatura non lo ha aiutato. Ad un solo episodio dal finale di stagione quindi ci troviamo con il fronte degli Stark diviso tra due leader antitetici mentre Ser Davos ha scoperto l’atroce verità sulla morte della piccola Shireen. Nell’attesa di vedere come andranno le cose, apprezziamo fino in fondo Battle of the bastards: una puntata epica, avvincente e catartica che ha tenuto tutti con il fiato sospeso fino alla fine. Un pezzo di storia della televisione che ricorderemo per molto tempo anche grazie alla meravigliosa regia di Miguel Sapochnik che ci ha trascinati anima e corpo tra sangue, neve, orgoglio e paura nella più grande di tutte le battaglie, quella tra Bene e Male.