Watchmen, la serie di Damon Lindelof con Regina King sarà un fenomeno?

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Oscura. Complessa. Magnetica. Con Watchmen Hbo entra ufficialmente nel campo dei supereroi, ma lo fa a modo suo. Parte da un “materiale pregiato”, l’omonima graphic novel cult targata DC Comics co-creata da Alan Moore e Dave Gibbons, e si affida allo showrunner Damon Lindelof, già al lavoro per Lost e The Leftovers, per realizzare uno show che non può lasciare indifferenti. Merito soprattutto di Regina King, capace di divorare ogni scena nei panni dell’agguerrita Angela Abar.

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Ma facciamo un passo indietro per chi non conosce l’opera di culto di Moore e Gibbons, già portata al cinema dieci anni fa da Zack Snyder. La graphic novel ucronica ci racconta un’America diversa da quella che conosciamo. In Watchmen (su Sky in contemporanea con la messa in onda americana alle 3.00 nella notte fra il 20 e il 21 ottobre e poi alle 21.15 su Sky Atlantic e NOW TV) la Guerra in Vietnam è stata vinta, Robert Redford è il Presidente degli Stati Uniti, strani organismi piovono dal cielo senza suscitare lo stupore generale mentre la società è dilaniata: il Settimo Cavalleria, un gruppo terroristico di suprematisti bianchi che indossa maschere raffiguranti le “macchie” di Rorschach, ha dichiarato guerra alla Polizia dopo la cosiddetta Notte Bianca (una specie di Notte dei lunghi coltelli) che ha visto morire decine di poliziotti. Da allora le forze dell’ordine devono indossare delle maschere per proteggere la loro identità.

 

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What’s happened to the American dream? It came true. You’re lookin’ at it.

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A distanza di tre anni da quella sanguinosa strage, una sparatoria potrebbe fare scoppiare di nuovo il caos. Spetterà quindi al capo della Polizia di Tulsa Judd Crawford (Don Johnson) e alla Detective Angela Abar (a.k.a. la supereroina Sister Night interpretata dalla King) capire cosa sta accadendo prima che sia troppo tardi. Attenzione però perché alla loro storia si sommano quella di un ragazzino coinvolto in un massacro razzista del 1921 e quella dell’eccentrico aristocratico Adrian Veidt (Jeremy Irons). Evitiamo spoiler e non sveliamo di più. Ma vi garantiamo che, se anche il lavoro per accumulo di Lindelof “travolge” chi è a digiuno di comics e affini, sarà la storia a tenervi incollati alla tv. Perché la complessità di Watchmen potrebbe pure superare le vette di Westworld, ma lo show inchioderà il pubblico per la sua capacità di rappresentare un mondo lacerato, confuso e feroce. Ma stiamo sempre parlando di una realtà alternativa, no?