Netflix, via i contenuti non musulmani in Arabia Saudita e nel Golfo

La richiesta delle nazioni arabe cambia la piattaforma di streaming

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Netflix Arabia

Nonostante le tante conferme che qualcosa stia cambiando in Arabia Saudita, è una censura ad ampio raggio quella alla quale sarà a breve obbligata Netflix nei territori del Golfo e del Medio Oriente. Dalla piattaforma di streaming dovranno sparire tutti i contenuti non in linea con i dettami dell’Islam e quindi non adatti agli spettatori musulmani, compresi – sebbene non esplicitamente detto – tutti quelli che includano elementi LGBTQ.

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Questo si evince dalla dichiarazione del Committee of the Electronic Media Officials, del Gulf Cooperation Council, associazione commerciale e politica che comprende Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Bahrain, Kuwait, Oman e Qatar.

E’ stata la Saudi Gazette a rendere pubblica la dichiarazione congiunta del comitato del GCC e della Commissione generale per i media audiovisivi dell’Arabia Saudita, contenente la richiesta a Netflix di rimuovere i contenuti definiti “non leciti” – tanto più se “diretti ai bambini” – con la minaccia di adottare ogni misura legale possibile in caso di contravvenzione.

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A poche settimane dal nuovo Tudum, evento globale atteso per fine mese, e dopo la promessa di nuove politiche negli abbonamenti, un altro fronte si apre per la piattaforma di streaming e i suoi programmi. Non del tutto inatteso, certo, ma che mostra una netta controtendenza al movimento degli ultimi anni che aveva portato molte produzione a scegliere location arabe e all’istituzione del Red Sea Film Festival.

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Stando all’Associated Press, la televisione di stato saudita avrebbe anche mandato in onda il video di un’intervista a una “consulente comportamentale” nella quale si descrive la piattaforma come “sponsor ufficiale dell’omosessualità”. Oltre al filmato – opportunamente sfocato – di un’animazione nella quale due donne si abbracciavano “suggerendo che Netflix potrebbe essere bandito nel regno perché la programmazione raggiunge i bambini”, coerentemente con la scelta di bandire il Lightyear della Pixar per il tanto contestato bacio gay e il Doctor Strange in the Multiverse of Madness della Marvel, per la scena in cui la America Chavez di Xochitl Gomez parla delle sue “due mamme”.