Skam 5, intervista a Francesco Centorame: «La sofferenza di Elia mi è entrata dentro»

Il giovane interprete di Elia racconta a Ciak i retroscena dell'ultima stagione da protagonista

0

Diventa sempre più raro incontrare giovani dal talento così promettente come Francesco Centorame, l’attore abruzzese che dal 2018 è diventato Elia, il personaggio che ha preso le redini della quinta stagione di Skam dall’1 settembre su Netflix.

Negli anni, Centorame ha saputo emergere pur restando ai margini delle storie di Skam, ma esercitando attraverso Elia quel fascino e quel mistero che – come ci ha detto – pre- ferisce mantenere anche professionalmente, limitando soprattutto le incursioni sui social. Dopo Skam lo abbiamo visto negli Anni più belli, diretto da Muccino che lo ha voluto nei panni di un giovane Favino, e presto sarà in una fiction Rai con Alessio Boni oltre che nel Colibrì di Francesca Archibugi.

«È stato un viaggio incredibile», sintetizza Francesco parlandoci dell’ultima stagione di Skam. «Mi sento fortunato e sono grato a tutte le persone che hanno lavorato a questo progetto». Per Centorame sarà una prova ardua rispondere alle aspettative del pubblico, che da sempre chiedeva una stagione dedicata a Elia. Ma la sua maturità artistica, sommata all’immutata sensibilità degli sceneggiatori e alla cura della regia, hanno saputo fare anche stavolta un grande regalo agli spettatori. Skam 5 vede Elia dividersi tra le relazioni con gli amici e un privato nel quale il ragazzo nasconde un profondo disagio. In questo clima, l’interpretazione di Centorame raggiunge un livello diverso, in cui ogni sfumatura espressiva rappresenta una chiave essenziale. Di tutto questo abbiamo parlato con lui, con il risultato di entrare “dentro” i nuovi episodi.

Una scena di Skam 5

Una stagione intera dedicata al tuo personaggio. Era il momento giusto per Elia o per Francesco?

Se questa storia l’avessimo raccontata tre anni fa, Francesco non avrebbe avuto la maturità di comprendere il disagio di Elia e rendergli giustizia. Credo però che sia prematuro pensare che è arrivato ‘il momento di Francesco’. Mi piace di più immaginare che Francesco, attraverso il tempo, abbia saputo comprendere i bisogni di Elia, anziché che il momento di Elia sia stato dettato dal bisogno di fama di Francesco. A me non interessa la fama, voglio raccontare storie.

Che consigli avresti dato a Elia per quel che affronta nella stagione, se fossi stato tra i suoi amici?

Non sono molto bravo a dare consigli, per quelli c’è Giovanni Garau – con la “u”, mi raccomando (ride, ndr). Mi sarei comportato come si sono comportati i suoi amici, con una presenza rispettosa, pronta ad ascoltare. Skam insegna che attraverso l’altro conosco meglio me stesso, imparo a mettermi in discussione. Personalmente avrei insistito con un percorso di psicoterapia, che inizierei già nei primi anni di crescita per migliorare le nostre condizioni attuali, per imparare il rispetto verso gli altri, per aumentare l’autostima in una società che ci vuole sempre belli e performanti. Elia mi ascolterà?

Quali sono le emozioni più grandi che hai provato interpretando la storia di Elia?

Fuori dal set ho pianto quasi ogni giorno. È stata la sofferenza di Elia a entrarmi dentro, il senso di solitudine, l’aver bisogno di qualcuno senza poter esternare il suo problema, perché ciò avrebbe significato svelare qualcosa che pochissime persone avrebbero la sensibilità di comprendere. Ho passato più di un anno, da quando mi è stato detto che Netflix voleva trattare l’argomento e fino a quando abbiamo finito le riprese, a parlare con chiunque. Nessuno ha avuto il tatto di comprendere questa situazione, perché è un tema di cui nessuno parla, e se non si vive l’esperienza non si può empatizzare. Spero che la storia di Elia dimostri che la condivisione è il primo passo per alleggerire il peso che ci portiamo dentro.

Se Francesco fosse un personaggio di Skam, con chi legherebbe più degli altri?

Sono una persona che fa molta fatica a fidarsi, tant’è che non ho molti amici. Con l’avvento dei social network, poi, sto perdendo sempre più interesse negli altri, avere tante informazioni riduce la curiosità. Molto probabilmente mi affezionerei a Luca, o ‘Luchino’, perché mi sembra una persona genuina e pura. Ho tantissima voglia di sapere qualcosa di più del suo personaggio!

Di Daniele Giannazzo e Martina Pedretti