Artiste uniche, imprenditrici sensibili e giovani controcorrente: parla di donne che sanno trasformare la propria vita la nuova selezione di costumi di scena originali di Cinecittà si Mostra. Dal 27 giugno, infatti, la nuova esposizione negli studi di Via Tuscolana raccoglie gli abiti di Maria Callas interpretata da Angelina Jolie, delle sorelle della sartoria di Diamanti con il volto di Luisa Ranieri e Jasmine Trinca, e delle donne nate dalle pagine di Goliarda Sapienza, ora protagoniste sullo schermo con le fattezze di Tecla Insolia, Valeria Bruni Tedeschi e Alma Noce.
Molte e splendide le mise al centro del focus allestito a Cinecittà, visitabile con un ciclo di tour guidati ogni sabato mattina a partire dal 5 luglio. A svelare come, ptente mezzo non verbale di comunicazione, un abito non si limiti a rivelare status sociale e professione delle persone, ma contribuisca a crearne un’immagine precisa. Soprattutto quando un costume di scena viene realizzato per personaggi realmente esistiti, diventando un tassello fondamentale nella costruzione del ruolo.
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Non a caso Angelina Jolie ha ammesso che le mise realizzate per lei in Maria, il biopic diretto da Pablo Larrain (prodotto da The Apartment società del gruppo Fremantle, Fabula e Komplizen Film e distribuito da 01 Distribution) in cui è diventata letteralmente la divina Callas, sono state fondamentali per aiutarla in quello che non ha esitato a definire “il ruolo più impegnativo che abbia mai affrontato”. Un apprezzamento di sicuro meritato da Massimo Cantini Parrini, che ha firmato gli abiti del film: vincitore di ben 6 David di Donatello e nominato 2 volte agli Oscar, è famoso per la sua meticolosità nel saper ricostruire puntualmente passato e presente della storia del costume. Soltanto per i cambi d’abito della Jolie, Cantini Parrini ha disegnato oltre 200 bozzetti e realizzato più di 60 abiti con i quali è riuscito a rievocare fedelmente l’innata raffinatezza della regina della lirica. Tre i vestiti del film confezionati dalla Sartoria Tirelli Trappetti e realizzati su precise reference di outfit realmente appartenuti alla Callas: un abito da sera composto da corpetto avorio con applicazioni di strass e perle su ampia gonna nera e due capi del repertorio teatrale che faranno la felicità anche degli appassionati melomani. Il primo in velluto blu notte legato alla Tosca diretta da Zeffirelli nel 1964, con preziose applicazioni e mantello con collo e orlo in pelliccia. Il secondo in velluto bluette con decorazioni gioiello ci porta invece nelle atmosfere della Anna Bolena curata da Visconti nel 1957.
Da Diamanti (prodotto da GreenBoo Production, Faros Film, Vision Distribution, distribuito da Vision Distribution) il film più visto del 2024 e il maggior successo al botteghino di Ferzan Ozpetek arrivano gli outfit (Sartoria Tirelli Trappetti) delle protagoniste Luisa Ranieri e Jasmine Trinca alias Alberta e Gabriella Canova, proprietarie della sartoria per lo spettacolo attorno a cui ruota la trama. Per la prima, la sorella maggiore, Stefano Ciammitti costumista del film ha realizzato un guardaroba rigoroso sottolineando l’attenzione quasi ossessiva per il dettaglio che caratterizza la personalità del personaggio della Ranieri. A rappresentarlo a Cinecittà si Mostra è un sofisticato completo di lino black and white. Opposta la cifra stilistica dell’altra sorella portata sullo schermo da Jasmine Trinca con una spiccata emotività, sottolineata da tagli morbidi e fantasie variopinte. Per lei è stato pensato un leggero abito floreale. La sfida di Diamanti non è stata solo quella di creare precisi stili per un cast femminile stellare ma di pensare agli abiti come a personaggi veri e propri del film: “Diamanti fa del costume un vero e proprio personaggio, che evolve e si trasforma nell’arco della narrazione, come se avesse una vita propria”, ha detto lo stesso Ciammitti.
Di grande successo anche la storia scelta per il nucleo monografico di questa selezione a cura di Barbara Goretti, responsabile di Cinecittà si Mostra, con Piero Risani, Carolina Rorato Guarienti per ASC e Maria Rita Barbera. Dopo la presentazione mondiale al Festival di Berlino, L’arte della gioia, miniserie con cui la regista Valeria Golino porta sul piccolo schermo il romanzo omonimo di Goliarda Sapienza, ha conquistato i favori di critica e pubblico e vinto diversi premi tra cui 3 David di Donatello. I visitatori dell’esposizione permanente degli studi potranno tuffarsi nelle atmosfere della serie grazie a 5 abiti realizzati dalla costumista Maria Rita Barbera che dopo lunghe ricerche sul periodo storico che va dal 1908 al 1919, ha trovato il giusto equilibrio tra fedeltà storica e libertà creativa mescolando abiti realizzati ex novo a pezzi autentici, pizzi e tessuti antichi. Tre le mise indossate da Tecla Insolia il cui ruolo della protagonista, Modesta Spataro è valso il David come Migliore Attrice a soli 21 anni. La veste da novizia realizzata in grigio per differenziarsi dagli abiti neri delle suore e risaltare nell’inquadratura; l’abito blu cangiante con bottoni corallo che segna l’inizio della trasformazione di Modesta, da educanda in convento a signorina di buona famiglia, fino al completo rosso da viaggio che chiude l’arco temporale della prima parte del racconto.
Per Alma Noce che interpreta Beatrice Brandiforti, detta Cavallina, amica e amore di Modesta, la costumista ha scelto una palette dalle tinte tenui, come l’avorio e il rosa antico utilizzati nell’abito esposto che s’ispira alle creazioni di Mariano Fortuny. “Modesta e Cavallina hanno le stesse misure ma due temperamenti del tutto diversi. La prima ha un’anima scura, la seconda è eterea. Vestirle è stato come dar corpo a un doppio, un personaggio con due individualità agli antipodi”. Un vero e proprio power dressing ante litteram invece l’abito verde damascato tono su tono con inserti in velluto e rifiniture in chiffon (in prestito da Costumi d’Arte Peruzzi) disegnato per Valeria Bruni Tedeschi, nella serie la Principessa Gaia Brandiforti. La stessa Bruni Tedeschi ha sottolineato come aver indossato il busto, abbia contribuito a costruire fisicamente l’austerità del suo personaggio, accompagnandone i movimenti in scena. “Il mio vestito trasmette una forma di potere, di alterigia. Il busto cambia la tua postura e con essa cambia anche il tuo modo di pensare. Col busto pensi dall’alto”, ha detto l’attrice.
L’arte della Gioia è prodotta da Sky Studios e HT Film con il sostegno della Regione Siciliana – Assessorato del Turismo, Sport e Spettacolo – Sicilia Film Commission e del Ministero della Cultura Direzione Generale Cinema e Audiovisivo: gli abiti sono stati gentilmente concessi da HT Film e Sky Studios. Cinecittà si Mostra ringrazia in modo particolare Viola Prestieri, Maria Rita Barbera e Martina Merlino.
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La selezione si chiude con una vera e propria chicca sui costumisti italiani, due creazioni di Vittorio Nino Novarese figura poliedrica, laureato in architettura, colto e studioso appassionato di uniformi militari che viene considerato il primo grande artigiano del cinema avendo conquistato Hollywood, con il suo lavoro su set di kolossal indimenticabili, come Cleopatra di Joseph L. Mankiewicz e Cromwell di Ken Hughes. Entrambi vincitori dell’Oscar per i Migliori Costumi. Cinque nomination alla statuetta e una carriera anche come sceneggiatore, Novarese ebbe anche la cattedra di Storia del costume alla University of California, a Los Angeles. Gli abiti in mostra rari e inediti hanno vestito due interpreti d’eccezione Rex Harrison e Anita Ekberg. Di Harrison viene presentata l’armatura indossata ne Il tormento e l’estasi di Carol Reed per il personaggio di Papa Giulio II noto come il Papa Guerriero. Un pezzo di altissimo artigianato composto da un farsetto in lana ricamata e da una corazza con braccia ed elmo di metallo lavorato. L’abito femminile è stato indossato da Anita Ekberg nel ruolo di Zenobia, la regina di Palmira, nel peplum Nel segno di Roma regia di Guido Brignone, Riccardo Freda e un giovane Michelangelo Antonioni non accreditato. Lo splendido busto originale, modellato sulle forme sinuose della diva, viene esposto assieme a una tunica e un mantello appositamente ricreati per l’occasione restituendo un insieme il più possibile fedele all’originale. Entrambi i pezzi provengono dalla sartoria Costumi d’Arte Peruzzi che vanta non solo una delle collezioni di abiti storici più interessanti ma che ha condiviso con Vittorio Nino Novarese un’amicizia e una collaborazione dai tempi di Ruggero Peruzzi, appassionato e conoscitore di abiti storici che compare come collaboratore nei titoli di testa del film di Reed.
GIOIELLI E ACCESSORI
Ad accompagnare questa selezione di abiti una serie di inediti ed eccentrici copricapi collocati nelle teche all’ingresso di Cinecittà si Mostra. Da quello realizzato da Stefano Ciammitti con pneumatico e camera d’aria di una bicicletta per il personaggio di Carla Signoris in Diamanti (prestito della Sartoria Tirelli Trappetti) al maestoso body harness cinese della Principessa Turandot indossato da Angelina Jolie in Maria, che copre testa, spalle e décolleté con perle e cristalli, disegnato da Massimo Cantini Parrini. Una calotta gioiello in maglie dorate e applicazione con serpente disegnata da Milena Canonero per Megalopolis di Francis Ford Coppola, e tre elementi di raffinata fattura realizzati da Luciano Capozzi per il musical ancora inedito in Italia, Juliet and Romeo di Timothy Scott Bogart: due copricapi femminili, uno con foglie di ginko in filigrana, l’altro simile a una corona con pietre e perle creato per Rebel Wilson, Donna Capuleti, e una maschera da uomo con elementi vegetali. Tutti gli oggetti e gli elementi scenici provengono da Pikkio, realtà italiana leader nella realizzazione di gioielli per il cinema e il teatro.
CALENDARIO DELLE VISITE GUIDATE
(prenotazione obbligatoria a didattica@cinecitta.it )
LUGLIO
Sabato 5 ore 11.30
Sabato 12 ore 11.30
Sabato 19 ore 11.30
Sabato 26 ore 11.30
AGOSTO
Sabato 2 ore 11.30
Sabato 30 ore 11.30
SETTEMBRE
Sabato 6 ore 11.30
Sabato 20 ore 11.30