PAY THE GHOST

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Durante la tradizionale parata di Halloween, a New York, svanisce nel nulla il figlio del professor Mike Lawford. Gli inquirenti non sanno che pesci pigliare, la moglie Kristen cade in depressione e incolpa il marito (“perché non lo hai protetto?”), il quale sempre più stravolto continua invece a indagare. Finché misteriose apparizioni non lo indirizzano sulla strada giusta: nientemeno che il fantasma di una donna accusata secoli prima di stregoneria (nella notte del 1 novembre del 1679) e che una volta all’anno chiede il suo tributo di bambini.

La cosa più incredibile del film è che Nicolas Cage sia un professore universitario (ehm ehm), per il resto si tratta di un pasticcio mistery-horror che non ha molta suspence e non spaventa quasi nessuno. Il tedesco Ulli Edel, efficace in patria con Christiane F e La banda Baader Meinhof ma anche negli USA con Ultima fermata a Brooklyn, si ingegna a suggerire possibili vie di sviluppo (la crisi matrimoniale, una splendida e conturbante assistente da cui ci si attende da un momento all’altro uno sviluppo erotico-adulterino che non arriverà, il contrasto genitori-polizia, certe aderenze con le misteriche tradizioni celtiche, l’apertura verso un universo fantasy) ma senza percorrerne con decisione alcuna, anzi persino le morti violente “suonano” abbastanza gratuite. La storia è tratta da una novella del londinese Tim Lebbon, che Dan Kay ha dilatato a sceneggiatura per lungometraggio e forse sta proprio lì il problema. La moglie è interpretata da Sarah Wayne Callies, rivelazione nella serie tv Prison Break e i canadesi (che hanno la paternità della produzione) hanno premiato con generosità la performance del piccolo Jack Fulton (un Joey Award a Vancouver), dal 2013 indefessamente sui set.