A Venezia il Federico II secondo Alessandro Rak

Il pluripremiato animatore parla a Ciak del corto FII – Lo stupore del mondo (in anteprima fuori concorso il 5 settembre a Orizzonti), che vede lui e Massimiliano Gallo in veste di doppiatori

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Federico II di Svevia (1194-1250) fu, tra le altre cose, Re di Sicilia (a soli 4 anni!) e sovrano del Sacro Romano Impero, promuovendo la cultura e fondando l’Università partenopea che ne porta il nome. E che oggi festeggia i suoi 800 anni con FII – Lo stupore del mondo di Alessandro Rak (prodotto da Mad Entertainment in collaborazione con la Federico II di Napoli), fuori concorso fra i corti (altri 7 sono in gara) di Venezia Orizzonti, dove il regista fu premiato per Gatta Cenerentola (i molti riconoscimenti dell’animatore includono poi 2 David di Donatello con lo stesso film e l’EFA con L’arte della felicità).

In FII, Rak narra Federico II concentrandosi soprattutto sul suo conflitto col potere pontificio: «La cultura all’epoca», ricorda il filmmaker intervistato da Ciak, «era appannaggio della Chiesa cattolica, ne era la custode, e a Federico II si deve, mi sembra, una “rivoluzione laica” che ha continuato a vivere dopo di lui».

Il discorso è tanto più attuale se pensiamo che oggi «ancora una volta un assetto culturale dato per scontato, quello “occidentale”, si trova in una crisi di valori, interna ed esterna, perché la sua universalità è discutibile e messa in discussione. Le tensioni geopolitiche di oggi, oltre che connesse ad aspetti economici e ai pochi avidi individui che governano il mondo, sono legate a questo».

Simili corsi e ricorsi non devono però stupirci, perché, sottolinea Rak, «la storia del pensiero è sempre conflittuale, sennò non è pensiero!». Ed è il suo messaggio ai giovani che studiano: «Volevo fare un manifesto del libero pensiero molto rivolto agli allievi dell’Università Federico II e agli studenti in generale – tra l’altro “da ignorante” perché non sono nemmeno laureato – sul fatto che l’intellettualità per essere coltivata ha bisogno di sfida, di scontro, di non avere peli sulla lingua, perché è in tutti i sensi una “guerra” quella che abbiamo in testa e che può portare a delle scoperte».

Insomma, prosegue il regista, «C’è poco da fare, il dialogo, il confronto, è uno scontro. Non uno scontro armato, naturalmente, ma se si vuole arrivare a capire delle cose c’è bisogno di “belligeranza”, di assumere anche toni molto aspri. Lo dico anche pensando alla cultura del politicamente corretto, che non vorrei assumesse le sembianze di un “mostro” di buon costume dove però non si apra più alla perlustrazione dei concetti».

Ma il film, anticipa il regista, ci restituisce anche la leggerezza “aerea” delle idee, con la figura chiave del falco che accompagna Federico II e una notevole mobilità delle inquadrature: «Nella mia idea, ogni pensiero vola, come scritto sulla bocca del bosco di Bomarzo, il pensiero come l’umore è volatile, pur legandosi poi anche a cose terrene. Mi piaceva muovermi tra questi elementi». Favorito, in questo, anche dal ricorso all’animazione: «Se fossimo nel live-action, per ogni scena “non con i piedi per terra” dovresti fare un particolare ragionamento sul budget, invece con i disegni hai la stessa libertà di raffigurare una cosa che può essere credibile e “normale” quanto una cosa assolutamente improbabile e surreale».

Il corto, anticipa il regista, si avvarrà delle voci dello stesso Rak (nei panni del pontefice) e di un attore caro al suo cinema, Massimiliano Gallo, per il ruolo dell’imperatore: «Mi divertiva l’idea di un Federico II “arrogante”, e Massimiliano è bravissimo a restituire questo tipo di carattere. Non perché lui lo sia, naturalmente! All’inizio volevo far doppiare tutto a lui, poi però mi ha detto: “No, il papa lo devi fare tu!”».

Tra l’altro, i dialoghi, spiega il filmmaker, sono più simili a versi poetici, omaggiando così anche il ruolo giocato dall’imperatore medievale nello sviluppo della letteratura in volgare: «Avevo fatto una prima stesura “normale”, però piacendomi molto intrecciare ciò che faccio con la musica, il testo ha assunto una sua metrica e a quel punto alcune zone le ho tenute in rima, che è come se dessero più soddisfazione al palato!».

Ma vedremo in futuro anche un FII versione lungometraggio? «È un’ipotesi che ha espresso anche la Federico II», risponde Rak (attualmente a lavoro su un nuovo progetto, Il piccolo principe di Shangri-La), «il personaggio è forte e io sono aperto a tante strade. Chiaramente il corto ti permette delle giocate in grandissima libertà, ci si può concentrare molto su un tema, su tante cose puoi glissare, in un lungometraggio sei costretto ad affrontarle, per esempio anche la crudezza dei tempi, quindi diventerebbe complicato dal punto di vista anche censorio declinarlo per un pubblico molto giovane. Ci vorrebbe un lungo lavoro di pre-produzione. Però insomma, perché no?».